Io sono Persefone nasce da un’idea audace di Daniele Coluzzi: far uscire i personaggi dei miti greci dalle aule di scuola e farli entrare in un romanzo. Quindi, niente film con effetti speciali hollywoodiani, o buffe storie animate alla Pollon, ma quasi 300 pagine scritte, nate sul web e diventate carta e inchiostro grazie a Rizzoli Editore.

Un’idea ancora più coraggiosa se consideriamo che non solo il libro è aderente alle fonti letterarie, ma sa essere cupo senza essere scabroso, passionale senza essere volgare, avvincente senza dover ricorrere a scene di sesso o di violenza, furbi trucchetti per scrittori senza qualità.
Protagonista è Persefone (la Proserpina dei Romani) e il libro narra una storia che tutti in qualche modo hanno letto (o che almeno hanno “visto” nella magnifica opera del Bernini), e che, nonostante questo, riesce ad essere, grazie alla mano dell’autore, originale e nuova, restituendo vita, pensieri, emozioni e desideri alla figlia di Demetra. Rivive Persefone e rivivono gli dei dell’Olimpo, le Erinni degli Inferi e le Sirene della costa del Cilento, in un racconto epico che sembra un romanzo young adult, ma di quelli scritti bene.
Il punto di forza del libro. Il fatto che Coluzzi sia riuscito a tratteggiare una Persefone così moderna, senza renderla ridicola, fa già capire le capacità e lo stile dell’autore.
E il punto di forza del libro è proprio il modo in cui riesce a narrare la personalità di questa giovane dea, che assomiglia a una qualsiasi ragazza dei nostri tempi, divisa tra l’interesse a restare ancora bambina e la necessità di crescere e compiere delle scelte. Il rapimento di Ade rappresenta quindi lo spartiacque metaforico tra infanzia ed età adulta, un momento di passaggio che Persefone (e Coluzzi) affronta pagina dopo pagina.
Perché leggere Io sono Persefone: perché è un originale “romanzo di formazione”, ancora più piacevole perché basato su solide basi dell’epica greca (e un po’ di ripasso non fa mai male); perché Daniele Coluzzi è uno scrittore italiano (e io sono di parte, si sa!); perché è un libro nato e scritto per i ragazzi, per guidarli alla scoperta dei miti greci ma anche per accompagnarli, con un buon libro, in quello strano periodo chiamato adolescenza, un periodo di cui tanti, dai pedagogisti agli psicologi, dai filosofi agli educatori, parlano e straparlano, coprendo le voci di scrittori e insegnanti.

e con i figli grandi e lontani, abitano a un paio di pianerottoli di distanza, mantenendo una cortese distanza nata quando ancora erano in vita i rispettivi coniugi. Eppure Orlando, da un po’ di tempo, sente un piacevole trasporto per la non più giovane ma ancora affascinante vicina. Un allarme impazzito, una nuora inglese, un’amica traditrice e un volantino accattivante saranno i semi da cui nascerà l’idea di trascorrere insieme una vacanza in Salento, scoprendo una terra meravigliosa e riscoprendo sentimenti che non hanno età.
primo libro della serie fantasy – romantica “L’attraversaspecchi”, Christelle Dabos dà vita non solo a mondi nuovi e originali, ma soprattutto a personaggi complessi e affascinanti. La storia inizia sull’accogliente Anima, una delle ventuno Arche in cui, in un passato imprecisato, il mondo è stato diviso. Qui vive Ofelia, una giovane con due poteri molto speciali, “leggere” il passato degli oggetti che tocca e usare gli specchi come “porte” per spostarsi da un posto all’altro. Ma nel tempo di una manciata di capitoli, il racconto si sposta su un’altra Arca, gelida e coperta di ghiaccio, il Polo, perché Ofelia è stata promessa in sposa a Thorn, Intendente di Città-cielo. Un matrimonio combinato che risponde a logiche di potere di cui Ofelia è all’oscuro e che la ragazza comprenderà a poco a poco, imparando anche a conoscere il suo fidanzato e la famiglia da cui proviene.
Sonzogno (con il titolo La Società Letteraria di Guernsey) e poi, nel 2017, per la Astoria Edizioni, che ha voluto tradurre letteralmente il titolo dall’inglese. E il titolo, per quanto originale, non è forse un punto di forza per consigliare questo libro agli amici durante una telefonata.
italiano suona orribile) è il primo romanzo di Sarah Haywood, uscito in Italia nel 2018 per Feltrinelli. Protagonista è Susan Green, tranquilla quarantacinquenne con un impiego pubblico, un appartamento a
rimetterlo sullo scaffale senza nemmeno leggere il risvolto di copertina. Eppure Sperando che il mondo mi chiami è un buon titolo, e se l’Editore Longanesi ha deciso di dare fiducia ad una maestra semi sconosciuta, un motivo ci deve pur essere. Si rigira il libro tra le mani, se ne soppesa il numero di pagine: sarà quel gelato troppo grande e troppo posticcio tra le mani della ragazza col cappottino rosso, o forse quello stesso cappottino rosso, decisamente inflazionato, ma guardando il libro qualcosa stona ed è un peccato. Perché in realtà Sperando che il mondo mi chiami è una splendida scoperta, ancora più
Scritto da Anne Tyler, e pubblicato in Italia per Rizzoli nel 2016, fa parte di un’operazione compiuta dalla casa editrice Hogarth per ricordare i 400 anni dalla morte del più famoso commediografo inglese. A questa “impresa letteraria” partecipano anche Margaret Atwood, che si cimenta con La Tempesta, Tracy Chevalier con Otello, Howard Jacobson con Il mercante di Venezia, Jo Nesbø con Macbeth, Edward St Aubyn con Re Lear e Jeannette Winterson, con Il racconto d’inverno. Kate Battista, sarcastica e disillusa ventinovenne di Baltimora, è la nuova Caterina, mentre Petruccio diventa Pëtr Ščerbačëv, l’assistente russo di suo padre. Da anni il padre di Kate sta conducendo promettenti ricerche sulle malattie autoimmuni. Ormai è ad un passo dalla scoperta che premierà i suoi sforzi e i suoi sacrifici, ma il visto del brillante Pëtr è in scadenza e il giovane ricercatore rischia di dover lasciare gli Stati Uniti. Una soluzione potrebbe essere quella di fargli sposare una ragazza americana, per ottenere così la green card. E Kate appare la candidata ideale.











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