Fiori sopra l’inferno, pubblicato da Longanesi nel 2018, è il primo romanzo di Ilaria Tuti, già scrittrice di racconti per i Gialli Mondadori. Il racconto inizia in un inquietante orfanotrofio in Austria, nel 1978, dove i bambini sono contrassegnati con un numero. Le immagini dell’orfanotrofio ritornano spesso nel racconto, come angoscianti flash back, funzionali al dipanarsi della storia principale. In questa, ambientata ai giorni nostri a Travenì, un immaginario paesino di montagna del Friuli, un assassino sembra uscire dal bosco per ghermire e torturare le sue vittime con animalesca ferocia. Teresa Battaglia è il commissario di polizia che si occupa del caso, una donna forte e segnata dalla vita, che, con la sua fermezza e intelligenza, si è conquistata il rispetto di tutta la sua squadra. Massimo Marini è l’ispettore che la affianca, fresco di trasferimento, impreparato a muoversi tra i boschi innevati, nonché a trattare con la chiusa comunità locale. Lucia, Mathias, Diego e Oliver, quattro amici tra i nove e i dieci anni, sono i bambini che il paese di Travenì dovrebbe proteggere.
Il punto di forza del libro: è la principale ambientazione del libro, un bosco imbiancato di neve, che nasconde, sotto un ipocrita candore, inaudite crudeltà e violenze. Ma anche il modo in cui la Tuti ha creato Teresa Battaglia, una detective dagli spigoli taglienti, e il suo braccio destro, Marini, il quale, insieme al lettore, impara a conoscere e ad apprezzare il suo capo lungo lo scorrere delle pagine.
Perché è un libro da leggere: già il fatto che sia di una scrittrice italiana, con un passato che mescola studi in economia e un lavoro come illustratrice, è un motivo sufficiente per staccare questo libro dallo scaffale e portarselo a casa. Aprirlo e trovarci dentro un mondo antico eppur raccontato in maniera nuova ed emozionante, capace di trasmettere brividi non solo di paura ma addirittura di freddo, è una scoperta inattesa. Fiori sopra l’inferno è un romanzo che parla di bambini ma che non è per bambini, e non (solo) per l’atrocità con cui vengono compiuti gli omicidi: raggelante è la vicinanza e la mescolanza di normalità e degenerazione, il confine labile tra colpa e giustificazione.
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