Sperando che il mondo mi chiami, di Mariafrancesca Venturo

Prendendo in mano distrattamente il romanzo di Mariafrancesca Venturo si rischia diSperando che il mondo mi chiami di Mariafrancesca Venturo rimetterlo sullo scaffale senza nemmeno leggere il risvolto di copertina. Eppure Sperando che il mondo mi chiami è un buon titolo, e se l’Editore Longanesi ha deciso di dare fiducia ad una maestra semi sconosciuta, un motivo ci deve pur essere. Si rigira il libro tra le mani, se ne soppesa il numero di pagine: sarà quel gelato troppo grande e troppo posticcio tra le mani della ragazza col cappottino rosso, o forse quello stesso cappottino rosso, decisamente inflazionato, ma guardando il libro qualcosa stona ed è un peccato. Perché in realtà Sperando che il mondo mi chiami è una splendida scoperta, ancora più sorprendente se consideriamo che la trama è semplice, all’apparenza banale. Carolina Altieri vive a Roma ed è una maestra supplente, sempre pronta ad accettare sostituzioni anche brevissime, nel tentativo di arrivare a maturare un punteggio sufficiente per aspirare ad un incarico annuale o, ancora meglio, ad una docenza a tempo indeterminato. Intorno a lei ruotano le storie di amici e familiari, di un collega dalle mille risorse e di un fidanzato milanese, di un dirigente dispotico e di una nonna molto saggia. E, su tutto, le storie personali di alunni a cui Carolina insegna anche solo per un paio di giorni, ma a cui non può non affezionarsi.

Il punto di forza del libro: è lo stile fresco, originale, pulito della Venturo, che sviluppa un monologo interiore chiaro e avvincente, in cui il lettore può riconoscersi, fosse solo con riguardo ai divertenti rapporti familiari. Anche i personaggi di Sperando che il mondo mi chiami sono ben caratterizzati e danno vivacità a una storia che parte in sordina, per rivelarsi poi brillante e molto piacevole.

Perché è un libro da leggere: perché Mariafrancesca Venturo è una giovane scrittrice italiana da seguire, sperando che abbia già una nuova storia da raccontarci. E perché Carolina Altieri è un personaggio positivo, ricco di quella passione e purezza che vorremmo ritrovare in ogni insegnante. E anche perché di maestre come Carolina Altieri ce ne sono molte di più di quante si possa immaginare, ed è necessario parlare di loro, per non dimenticarci che sono il primo, fondamentale, ingranaggio di un sistema educativo che forma, culturalmente ma anche eticamente, le donne e gli uomini di domani.

Genere: romanzo d’amore

Ciollansia – Il Libro Nero del Disagio, di Andrea Cerrone

Ciollansia – Il Libro Nero del Disagio è la raccolta su carta delle frasi più pungenti eLibro da Facebook Insanity Page #Ciollansia di Andrea Cerrone azzeccate comparse negli ultimi cinque anni sul sito e sulla pagina Facebook Insanity Page. Edito da Longanesi e curato da Andrea Cerrone, fondatore appunto di Insanity Page, mescola citazioni e disegni “ansiogeni”, suddivisi in capitoli come “Amore e altre catastrofi” o “A ogni stagione la sua sfiga”. In meno di 200 pagine, c’è spazio anche per un divertente oroscopo, che consiglia pure l’ansiolitico più adatto in base al segno zodiacale.

Il punto di forza del libro: è l’intelligente ironia con cui Cerrone ha raccolto pensieri suoi e dei suoi numerosi follower, creando un libro divertente e scanzonato. Tra chi non trova l’anima gemella e chi deve lottare contro la bilancia, chi non vorrebbe mai che arrivasse il lunedì e chi non sa separarsi dall’albero di Natale, chi non vorrebbe crescere e chi è assillato da WhatsApp, è facile riconoscersi almeno un po’.

Perché leggere Ciollansia – Il Libro Nero del Disagio: perché è un libro spassoso, in cui ogni frase, breve ed arguta, riesce sempre a sorprenderti, e perché le illustrazioni (di Dibujando los días e di Elena Triolo) sono esilaranti e originali. Perché una sana autoironia è sintomo di intelligenza e perché, come dice il risvolto di copertina, “recenti studi sostengono che una buona risata vale più di mille mele al giorno”. Ma soprattutto perché, leggendolo, troverete di certo la vostra frase preferita. La mia è sicuramente: “Ognuno dovrebbe credere in qualcosa. Io credo che dovrei essere in spiaggia”.

Genere: saggio (umoristico)

Ragione & sentimento, di Stefania Bertola

Ragione & sentimento è un romanzo di Stefania Bertola, pubblicato nel 2017 da EinaudiRomanzo moderno Ragione e sentimento, di Stefania Bertola Editore. La Bertola è già conosciuta per i suoi libri che uniscono il romanticismo all’ironia, ma in questo caso il plus è dato dall’aver riscritto, in chiave moderna, l’omonimo romanzo di Jane Austen. Elinor, Marianne e Margaret diventano Eleonora, Marianna e Margherita, trapiantate dal Devonshire del 1800 alla Torino del 2014. Improvvisamente orfane di padre, devono lasciare la casa in cui sono cresciute, Villa dei Lillà, che per testamento andrà al fratellastro Edoardo. Grazie alla generosità di un cugino della madre Maria Cristina, si trasferiscono quindi in un piccolo appartamento in città, in quanto il padre, ad eccezione della villa, ha dilapidato al gioco tutto il resto del patrimonio. L’adolescente Margherita è costretta a lasciare l’esclusiva scuola privata per un liceo pubblico e la ventiquattrenne Marianna deve trovarsi un impiego. Eleonora, l’unica a portare a casa uno stipendio con il suo lavoro di maestra elementare, è anche l’unica che affronta razionalmente il disastro economico della famiglia.

Il punto di forza del libro: è il modo di raccontare dell’autrice, così colloquiale e fluido che pare di ascoltare le confidenze di un’amica. Battute mordaci, ritratti sarcastici, ma anche descrizioni poetiche, in una rappresentazione così realistica e coinvolgente che diventa faticoso, ogni volta, dover chiudere il libro per rincorrere i propri impegni.

Perché leggere Ragione & sentimento: troppo facile rispondere “perché è scritto bene”: la Bertola è un’ottima scrittrice, con un suo stile personale e piacevolissimo. Ragione e sentimento è un libro da leggere perché è un romanzo d’amore fuori dagli schemi, in cui i sogni fanno i conti con le bugie, le passioni con il dovere, le regole con la realtà.

Genere: romanzo d’amore (umoristico)

Dell’amore ho solo le maniglie, realizzato dal collettivo di Starwalls

Dell’amore ho solo le maniglie, pubblicato da Edizioni Piemme nel 2017, è una raccolta, per immagini e commenti, di alcune delleLibro collettivo Starwalls, Dell'amore ho solo le maniglie più surreali scritte sui muri che riguardano l’amore. Disseminate in giro per l’Italia da amanti focosi e innamorati respinti, fidanzate deluse e corteggiatori intraprendenti, sono state messe insieme dal collettivo di Starwalls, un aggregatore di foto di scritte sui muri di tutto il mondo. Ad ogni foto, gli autori hanno accoppiato un aforismo, o il brano di una canzone, la battuta di un film, un verso poetico, collegando modi diversi di “cantare l’amore”.

Il punto di forza del libro: è l’abbinata tra writing e letteratura, ma anche cinema, poesia, musica, giornalismo. Le scritte sui muri, già di per sé divertenti, diventano travolgenti grazie alla scelta della citazione associata. Ed è proprio grazie a questo ottimo lavoro di ricerca e accostamento che il collettivo di Starwalls rende autentica la sua precisazione iniziale. Nelle prime pagine del volume, infatti, gli autori chiariscono che questo testo non intende favorire o promuovere la pratica del writing illegale, ma solo descrivere un fenomeno sociale molto diffuso. Un fenomeno che in realtà è sempre esistito nella nostra Penisola, come dimostrano le scritte ritrovate a Pompei ed Ercolano.

Perché leggere Dell’amore ho solo le maniglie: perché, se invece che su muri di palazzi o su ponti di autostrade, dove non sono permesse, queste scritte fossero su una rivista o su un blog, sarebbero considerate vera espressione di umorismo e, in qualche caso, anche di letteratura, come lo erano un tempo gli scritti di Marziale o Folengo. E perché il collettivo di Starwalls ha operato una buona scelta, evitando frasi personali, violente o razziste, e quelle inserite in Dell’amore ho solo le maniglie, pur se spesso sboccate e licenziose, strappano sempre un sorriso.

Genere: saggio

Smith & Wesson, di Alessandro Baricco

Smith & Wesson è un testo per il teatro scritto da Alessandro Baricco e pubblicato daCopertina libro Smith & Wesson di Alessandro Baricco Feltrinelli Editore nel 2014. Proprio per la sua natura di opera teatrale, il libro si compone principalmente di dialoghi, suddivisi in due atti, con qualche sporadica, e spesso divertente, annotazione dell’autore su sceneggiatura e atteggiamenti degli attori. Personaggi principali sono: Wesson, che ripesca i cadaveri di chi si suicida dalle Cascate del Niagara; Smith, in visita alle Cascate per raccogliere dati sul tempo meteorologico degli ultimi settantasette anni; e Rachel, una giovane giornalista che deve trovare al più presto una storia “da prima pagina” per non essere licenziata. E se subito i più squinternati sembrano Smith e Wesson, la ventitreenne Rachel non è da meno. La sua idea è quella di scrivere un pezzo sulla prima persona che si sia buttata dalle Cascate del Niagara e sia sopravvissuta. E quella persona vuole essere lei, aiutata dai due bislacchi personaggi che danno il titolo al libro e alla pièce teatrale.

Il punto di forza del libro: non uno ma molti. Dallo stile di Baricco, sempre originale, coinvolgente, facile e profondo allo stesso tempo, alla trama, paradossale ma verosimile, perfettamente lineare, fino alla caratterizzazione dei personaggi, spassosi e stravaganti.

Perché leggere Smith & Wesson: perché può essere letto come un romanzo, ma è impossibile non immaginarsi Smith e Wesson che battibeccano tra loro su un palcoscenico. E perché Smith & Wesson è un libro che ha il raro pregio di essere comico ma anche spiazzante, concreto e surreale; un libro in cui lacrime e risate si mescolano, così come succede nella vita reale.

Genere: testo teatrale

Esercizi di meraviglia, di Vittoria Baruffaldi

Esercizi di meraviglia – Fare la mamma con filosofia di Vittoria Baruffaldi, pubblicatoEsercizi di meraviglia Fare la mamma con filosofia, Vittoria Baruffaldi da Einaudi Editore nel 2016, è un libro a metà tra un saggio e un’autobiografia. La Baruffaldi mette insieme Schopenhauer e Peppa Pig, Rousseau e la Panda, Aristotele e i giardinetti, il tutto stemperato con leggera ironia, ritrovando la filosofia in ogni aspetto del rapporto madre-figlio.

Il punto di forza del libro: è lo scoprire, insieme all’autrice, quanto lo filosofia faccia parte della nostra vita. Il libro diventa quasi un piccolo manuale, che spinge a riconsiderare alcune nostre frenesie di adulti e ad aprirsi al mondo con la spontaneità dei bambini. Come scrive l’autrice: “Per rinascere bisogna passare da zone d’ombra a zone di luce; attraversare il nulla. Spogliarsi dalle speranze altrui, come un bambino che scappa in giro per la casa nudo e libero, fino a riconoscersi davvero per quello che si è“.

Perché leggere Esercizi di meraviglia: perché è un libro particolare, nato da un blog altrettanto originale come La filosofia secondo babyP. E perché è un libro di un’autrice italiana dallo stile fresco e al contempo profondo, una nuova, bella sorpresa per la letteratura italiana.

Genere: saggio

Due figlie e altri animali feroci, di Leo Ortolani

“Due figlie e altri animali feroci” è un romanzo divertente, anzi, è proprio un libro che faDue figlie e altri animali feroci, Leo Ortolani ridere, e tanto. Scritto da Leo Ortolani, disegnatore del fumetto Rat-Man, è stato pubblicato dalla Sperling & Kupfer nel 2011, e, a un testo esilarante, aggiunge qualche vignetta nello stile del fumettista emiliano. Nel racconto, e nei fumetti, Ortolani e sua moglie Caterina sono volati in Colombia, per incontrare Johanna e Lucy Maria, le due sorelline che hanno adottato. La trafila burocratica dell’adozione internazionale, fatta di infiniti documenti da recuperare e di snervanti incontri con psicologi e assistenti sociali, é stata lunga e faticosa. Finalmente insieme alle bambine, Leo e Cate pensano che il loro unico pensiero possa essere quello di costruire una famiglia insieme. Ma le scartoffie li perseguitano anche lì, con tanto di timbri, visti, nulla osta e qualsiasi altra autorizzazione immaginabile.

Il punto di forza del libro: è l’ironia contagiosa di Ortolani, che riesce a sdrammatizzare anche i momenti più sconfortanti del difficile percorso di adozione. Johanna e Lucy Maria hanno il loro bel caratterino e il libro, se narrasse solo delle peripezie della famiglia Ortolani, sarebbe già spassoso di suo. A questo si aggiungono un avvocato che parla come il corvo Rockfeller, un amico colombiano affetto da melomania, una Paris Hilton in miniatura a cui manca solo il chihuahua, altre coppie incastrate nello stesso lentissimo meccanismo, il tutto narrato in un diario che sembra quasi un romanzo.

Perché leggere Due figlie e altri animali feroci: perché Ortolani è veramente un bravissimo scrittore, oltre che un fenomenale fumettista, e riesce a raccontare un tema complesso con semplicità e allegria. Non c’è presunzione nel libro, nonostante l’autore e sua moglie abbiano compiuto un gesto di grandissimo amore. E non ci sono dettagliate recriminazioni per l’ottusa burocrazia che ha rallentato il loro percorso: Ortolani ha il suo stile mordace sia quando disegna che quando scrive, e, con metafore ed epiteti buffi, colpisce sempre nel segno. Un grande merito va quindi all’autore, che ha descritto magnificamente questo momento importante nella vita della famiglia Ortolani. E un grande merito va anche a tutte le famiglie adottive, che creano amore dove c’era abbandono, solidità dove c’era sofferenza, futuro dove il passato è un peso sul cuore.

Genere: romanzo umoristico (autobiografia)

All’inseguimento del gatto perduto, di Caroline Paul

“All’inseguimento del gatto perduto” è il racconto di una vicenda realmente accaduta aCopertina libro All'inseguimento del gatto perduto, di Caroline Paul Tibia (detto Tibby), uno dei gatti di Caroline Paul, l’autrice. Uscito in Italia nel 2013 per la Adriano Salani Editore, il libro alterna il resoconto della sparizione del gatto Tibby con originali e divertenti illustrazioni. Tibby è un tranquillo e timido micio tigrato, anche un po’ troppo timido per essere una tigre in miniatura (i genetisti hanno scoperto che gatti e tigri condividono circa il 96% del DNA). Ma un giorno Tibby, contrariamente alle sue abitudini, non rientra a casa. La Paul è convinta che sia stato rapito, o peggio, ma quando, dopo qualche tempo, lo vede ritornare, felice e pasciuto, non sa darsi pace. É possibile che il pauroso e insicuro Tibby si sia allontanato di sua spontanea volontà? La Paul si arma di rilevatore GPS, mappe e macchina fotografica, decisa a scoprire dove vada Tibby quando sparisce per qualche giorno.

Il punto di forza del libro: è la passione per i gatti. L’autrice confessa fin da subito di amarli alla follia, e infatti un po’ di follia c’è di sicuro nel suo tentativo di mappare il girovagare di Tibby. Ma è una pazzia innocua e anche un po’ buffa, spinta dall’amore verso il suo gatto e dal timore di perderlo.

Perché leggere All’inseguimento del gatto perduto: perché è un libro facile, leggero, adatto a lettori di tutte le età. E perché è un libro che parla di gatti, e gli appassionati di libri (e pure Youtube) adorano i gatti.

La banda della culla, di Francesca Fornario

“La banda della culla” è il primo romanzo di Francesca Fornario, esilarante autrice diCopertina libro La banda della culla, di Francesca Fornario satira per la radio e la televisione. Pubblicato nel 2015 da Einaudi, il libro incrocia la storia di sei personaggi, tre coppie che si trovano a fronteggiare la maternità. Claudia e Francesco sono due squattrinati studenti, incastrati in un farraginoso sistema universitario. Veronica e Camilla desiderano matrimonio e figli, ma sono nate nel Paese sbagliato. Giulia e Miguel sono alla soglia dei quarant’anni e sentono che il tempo a loro disposizione sta per scadere.

Il punto di forza del libro: in realtà sono due, ossia lo stile della Fornario, caustico, brillante, irriverente, maleducato, a volte spiazzante, e la storia, originale nella sua ordinarietà. La narrazione non è mai lineare, eppure è chiara e scorrevole. Il racconto apre a ogni capitolo un diverso seguito, un finale scontato e uno sorprendente, un cambiamento prevedibile e uno improbabile.

Perché leggere “La banda della culla”: perché è un libro maturo e intelligente, e lo è anche perché usa un vocabolario sanguigno e diretto. E perché racconta quello che tutti sanno, e cioè che la vita è assurda e ingiusta. Ma anche che ognuno di noi ha la possibilità di reagire e di provare a cambiare il mondo. E se non ci riuscirà, almeno, provandoci, “avrà cambiato un poco” sé stesso. E “questa, ecco, questa è una buona cosa da insegnare ai” propri “figli”.

Genere: romanzo umoristico

Assassinio all’Ikea, di Giovanna Zucca

“Assassinio all’Ikea”, pubblicato nel 2015 da Fazi Editore, è un divertentissimo giallo diCopertina libro Assassinio all'Ikea di Giovanna Zucca Giovanna Zucca. O almeno la copertina suggerisce che sia un giallo, data l’immagine di un grosso coltello in puro stile Ikea, con tanto di prezzo stampato a fianco. In realtà, più che di misteri e omicidi, in questo libro si parla di vita. Di quella di Erminia, la narratrice, e della sua amica Anna Laura, di quella del commissario Loperfido (un nome, un programma) e della giovane ispettrice Esposito. E si racconta anche di mariti noiosi e amanti ancora più noiosi, di mamme piene di segreti e di figli dalle improvvise e insospettate capacità, di veraci amiche del Sud d’Italia e di complicate famiglie del Nord. Naturalmente il morto c’è, e per quanto riguarda l’assassino… qui di più non si può dire.

Il punto di forza del libro: è l’originalità della scrittura della Zucca. Finalmente una narrazione frizzante e moderna, a volte un po’ esplicita, ma comunque sempre perfettamente coerente con il racconto e la storia. Dialoghi brillanti, misti di veneto e di napoletano, ma con un uso dell’italiano acuto e vivace.

Perché leggere Assassinio all’Ikea: perché è un libro divertente, diverso dal solito, caustico. Perché sono quasi trecento pagine, ma si leggono in un attimo. Perché la storia sembra banale, eppure è raccontata in modo particolare e stravagante. Perché la Zucca ha scritto un ottimo libro in un ottimo stile, e di questi tempi non è una cosa così comune.

Genere: romanzo umoristico (giallo?)

La verità, vi spiego, sull’amore, di Enrica Tesio

La verità, vi spiego, sull’amore, citazione di “La verità, vi prego, sull’amore” del poetaCopertina libro La verità vi spiego sull'amore, Enrica Tesio inglese Wystan Hugh Auden, è il primo romanzo di Enrica Tesio, già conosciuta per il suo blog. Pubblicato da Mondadori nel 2015, ha come protagonista Dora, trentacinque anni, due figli piccoli, un ex compagno, una grande amica e un gatto di nome Zora. Dora, alter ego della Tesio, si destreggia tra i figli e il lavoro, ancora quasi incredula di ritrovarsi sola.

Il punto di forza del libro: è la rara combinazione di portentosa comicità e delicata poesia, che vi farà ridere di gusto, ma anche commuovere fino alle lacrime. La Tesio sa parlare di amore in modo strabiliante, senza sdolcinature o immagini preconfezionate. Del suo amore sconfinato per i figli, di quello lacerato per il suo compagno, dell’amicizia autentica. E contemporaneamente sa essere tagliente e sardonica, sinceramente irruenta, ironicamente sboccata.

Perché leggere La verità, vi spiego, sull’amore: perché è come mettere il cuore sul carrellino delle montagne russe. L’autrice vi porterà su e giù, dalle spassose disavventure di Dora, ai rimpianti di un futuro perduto, dai graffianti dialoghi con Sara e con il “tato” Simone, alle meravigliose “lettere sulla maternità””. E sempre vi divertirete, sempre continuerete a leggere, quasi rammaricandovi di vedere scorrere troppo velocemente le pagine tra le mani. E perché, oltre che un libro da leggere, questo è un libro che va riletto e pure consigliato, per rimettere a fuoco le priorità, per sollevarsi il morale, per riportare tutto nella giusta prospettiva.

Quindi, perché non dare uno sguardo anche al blog della Tesio, Tiasmo?

Genere: romanzo umoristico

L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, di Alice Basso

“L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome” è una novità della primavera 2015.Copertina libro L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome, di Alice Basso Pubblicato da Garzanti, è il primo romanzo di Alice Basso, già redattrice per diverse case editrici. Presentata come una storia di fantasia (anche se l’esperienza dell’autrice è evidente in molti passaggi), vede protagonista Silvana (detta Vani) Sarca, trentenne ghostwriter per le Edizioni L’Erica. Per il suo lavoro conosce prima Riccardo Randi, giovane romanziere in crisi dopo il successo del suo primo libro, e Bianca Dell’Arte Cantavilla, scrittrice che sostiene di parlare con gli angeli. Quando quest’ultima scompare, Vani viene prima sospettata del rapimento e poi informalmente reclutata dal Commissario di Polizia Berganza per aiutarlo nelle indagini. Nel frattempo il rapporto con Riccardo prende una piega molto personale, riportando alla memoria di Vani alcuni episodi della sua adolescenza.

Il punto di forza del libro: è la caratterizzazione dei personaggi, definiti in modo volutamente (e squisitamente) esagerato, quasi fossero protagonisti di un fumetto. La somiglianza di Vani con Lisbeth Salander o del Commissario Berganza con Philip Marlowe (o con Dick Tracy) è divertente e non banale, ed è soprattutto un omaggio alla letteratura. Del resto, che i personaggi siano un po’ dei supereroi moderni si capisce dai loro nomi, con la stessa lettera iniziale di nome e cognome, come Peter Parker, o Dylan Dog. Peccato solo che il Commissario Berganza si chiami Romeo.

Perché leggere L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome: non per il motivo per cui è stato pubblicizzato, ossia che “sveli i segreti del mondo dell’editoria” (quali segreti?), ma perché é un romanzo piacevole, ben costruito, con un’ottima base di conoscenze letterarie, ma anche con la fluidità giusta per piacere a chi vuole una lettura facile. E perché è un romanzo rosa senza essere sdolcinato e un romanzo giallo senza essere angosciante (e in alcuni brani pure umoristico).

Genere: romanzo d’amore

La situazione è grammatica, di Andrea De Benedetti

“La situazione è grammatica” è un saggio di Andrea De Benedetti, pubblicato nel 2015Copertina libro La situazione è grammatica, Andrea De Benedetti da Einaudi. In ventisette brevi capitoli, l’autore presenta i più tipici (e fastidiosi) errori di grammatica, dall’utilizzo approssimativo della punteggiatura, all’uso zoppicante dei tempi verbali, fino all’impiego di locuzioni e termini che, grazie anche alla diffusione tramite la televisione e il web, stanno velocemente sovvertendo proprio le regole che, fino a pochi anni fa, li bocciavano come sbagliati.

Il punto di forza del libro: è la vivacità culturale di De Benedetti, che arricchisce il libro di storia e letteratura, riferimenti alla fisica ma anche al gossip, alla politica e all’informatica, e sempre con una scrittura fluida e comprensibile, spesso ironica e scanzonata. Questo libro, così come altri, è l’esempio di come la classificazione per genere, pur necessaria per non perdersi nell’oceano della produzione letteraria, rischi di allontanare quel lettore amante dei romanzi da un saggio che è più appassionante di molti gialli e più divertente di tanta narrativa umoristica. Che poi “La situazione è grammatica” sia anche un testo utile è pregio da non sottovalutare, posto che in italiano scriviamo tutti i giorni, fosse anche uno sgangherato sms.

Perché leggere La situazione è grammatica: per numerosi motivi (perché è utile, perché è scritto in modo chiaro e scorrevole, perché l’argomento è originale) ed essenzialmente per uno: perché fa ridere.

 Genere: saggio (umoristico)

Qualcosa di vero, di Barbara Fiorio

“Qualcosa di vero” (Feltrinelli, 2015) è l’ultimo libro di Barbara Fiorio, già autrice del saggio “C’era una svolta”, rilettura in chiave ironica delle fiabe vere, ossia quelle nella loro versione originale (inCopertina libro Qualcosa di vero, Barbara Fiorio molti casi profondamente diversa da quella disneyana).  E sono proprio le fiabe vere quelle che Giulia, disincantata pubblicitaria, racconta alla sua vicina di casa di nove anni, Rebecca, trasferitasi da poco nello stesso palazzo. Rebecca e Giulia si conoscono una sera, sul pianerottolo, dopo che la bambina si è chiusa per sbaglio fuori di casa. La mamma di Rebecca è al lavoro e per Giulia non c’è alternativa che accogliere la ragazzina nel suo appartamento. Tanto Rebecca è quasi troppo assennata e matura per i suoi nove anni, quanto Giulia è imprevedibile e spiazzante per essere un’adulta: una combinazione perfetta per un’amicizia. Ogni sera in cui la bambina è a casa da sola, Giulia le racconta una fiaba, ma non una fiaba “per bambini”, bensì una “fiaba vera”, dove le principesse non sono poi così ingenue, né tantomeno intelligenti, e i baci non servono né a svegliare belle addormentate, né a trasformare ranocchi in principi. E se di notte rivivono le “fiabe vere”, di giorno scorre la vita vera, che per Rebecca significa una scuola e dei compagni nuovi, mentre per Giulia, divisa tra Fabio, galante corteggiatore e Lorenzo, fidato amico di vecchia data, vuol dire capire chi è veramente il suo principe azzurro, per non rischiare di accontentarsi di uno stalliere qualunque.

Il punto di forza del libro: è lo stile della Fiorio: originale, emozionante, vivace, fresco, spiritoso, in una parola splendido. Brevi descrizioni, dialoghi veloci e brillanti, e i personaggi sembrano materializzarsi fuori dal libro, coinvolgendo intensamente il lettore. Ci si affeziona in un attimo a Rebecca, ci si identifica in Giulia, si tifa per Lorenzo (ma anche un po’ per Fabio), si viene insomma intrappolati in questo libro come per una magia, la magia dei bravi scrittori.

Perché leggere Qualcosa di vero: perché il senso pratico di Giulia, quando narra a Rebecca la fiaba di Raperonzolo (“ceduta per un mazzo di erbette, con un nome da deficiente e allevata da un’incantatrice senza il senso della misura”) è esilarante. E perché il romanzo stesso è una favola, una favola in cui gli orchi esistono, ma esistono anche le fate madrine, senza bacchetta e formule magiche e, proprio per questo, più reali e coraggiose.

Genere: romanzo umoristico

L’amore è un difetto meraviglioso, di Graeme Simsion

Genere: romanzo d’amore

“L’amore è un difetto meraviglioso”, prima esperienza editoriale dello sceneggiatore australiano Graeme Simsion, è un romanzo che è diventato un caso editoriale prima ancora della sua uscitaCopertina L'amore è un difetto meraviglioso, Graeme Simsion ufficiale. Conteso da varie case editrici, e pubblicato in Italia da Longanesi a inizio 2013, ha come protagonista Don Tillman, professore di genetica dell’Università di Melbourne. Tillman ha basato la sua vita su un efficiente pragmatismo e, con le stesse regole con cui ha impostato vita quotidiana e lavoro, decide di trovare la moglie ideale. Dà vita pertanto al Progetto Moglie, tramite un questionario che sottopone a ogni donna di sua conoscenza, per scoprirne fin da subito abitudini e preferenze. Ma si rende presto conto che il Progetto Moglie è destinato a fallire, e non solo per la rigidità del questionario. Nella sua vita entra infatti Rosie, conosciuta tramite l’amico Gene, che lo coinvolge nella ricerca del suo padre biologico, mandando anche all’aria la routine di Don, a metà tra schizofrenia e disturbo ossessivo compulsivo.

Il punto di forza del libro: è la descrizione del carattere di Don, pratico, asettico, spesso cinico, ma al contempo ingenuo e geniale. La bravura di Simsion sta proprio nel presentare un personaggio atipico, quasi sconcertante, e renderlo simpatico. Inoltre, le citazioni mediche, le nevrosi e le fobie di Don rendono il romanzo molto realistico, quasi fosse una autobiografia.

Perché leggere L’amore è un difetto meraviglioso: perché è un libro originale e molto ben scritto, con una storia divertente e plausibile pur nella sua singolarità. Da più parti è stato parlato di questo libro come di un’opera d’arte: forse i grandi capolavori della letteratura sono altri, ma “L’amore è un difetto meraviglioso” è comunque un ottimo libro, un libro sicuramente da leggere.

Che bello essere noi, di Lella Costa

Genere: saggio (umoristico)

“Che bello essere noi” è un libro di Lella Costa, uscito nel 2014 per Edizioni Piemme. Ma potrebbe benissimo essere la trasposizione sulla carta di uno dei suoi monologhi a teatro, tantoChe bello essere noi l’appassionante verve dell’attrice milanese trabocca dalle pagine. Con la scusa di parlare di “noi” (donne), l’autrice tocca vari temi del nostro vivere, in cui il comune denominatore è proprio la figura femminile.

Il punto di forza del libro: è lo stile inconfondibile della Costa, la sua sorprendente capacità di trattare temi difficili con ironia e leggerezza e riuscire poi, allo stesso tempo, a lasciare tracce pesanti nelle coscienze di chi l’ascolta. Che parli di politica, di violenza o di Sex and the City, la Costa è sempre spiazzante, arguta e oltremodo illuminante.

Perché leggere Che bello essere noi: perché sposta la polvere – e le macerie – che nascondono subdole e quotidiane sopraffazioni, perpetrate in nome del “così si fa” e del “così si dice”; perché non è un libro “contro gli uomini” bensì un libro contro la stupidità (di un comportamento, di un modo di dire, del nome dato a un giocattolo, di un film di pochi anni fa o di un personaggio della mitologia greca). E perché fa ridere, ma tanto, soprattutto quando la Costa smonta, frase per frase, alcune famose canzoni italiane e ne dimostra l’irritante ambiguità.

Se ho paura prendimi per mano, di Carla Vistarini

Genere: romanzo giallo

“Se ho paura prendimi per mano” è il primo romanzo di Carla Vistarini, apprezzata sceneggiatrice per la televisione, nonché autrice di canzoni e testi teatrali. Uscito nel 2014 per Corbaccio, inizia conSe ho paura prendimi per mano una rapina in un supermercato, durante la quale una donna muore e un barbone, lo Smilzo, si ritrova accanto una bambina di circa due-tre anni. La piccola non parla (a parte qualche farfugliamento e un inequivocabile “f-f-f…gulo”) e lo Smilzo, ex analista finanziario braccato dai debitori e dal Fisco, vorrebbe consegnarla alla polizia e ritornare a nascondersi sotto i ponti. Ma quando un tizio sinistro cerca di portarla via con la forza, decide di intervenire e scappa via con lei. Tra sparatorie notturne e telefonate minatorie, sicari prezzolati e avvocati senza scrupoli, lo Smilzo e la bambina cercheranno un rifugio e un senso alla tragedia che li ha fatti incontrare.

Il punto di forza del libro: è la caratterizzazione dei personaggi, che sono non solo molto reali, ma anche complessi e vivaci, alcuni divertenti e altri, almeno due o tre, magistralmente odiosi. Oltre allo Smilzo e alla bambina, incontriamo un prete che potrebbe fare il battitore di baseball, un commissario di polizia che si sottovaluta, un agente dall’animo artistico, un ex professore di fisica un po’ svampito e pure un chihuahua con una forte personalità.

Perché leggere Se ho paura prendimi per mano: perché è avvincente, ma anche ironico e scanzonato. La narrazione non segue un unico punto di vista, ma propone frequenti cambi di prospettiva, regalando, con sapiente lentezza, tutti i tasselli che ricompongono una storia originale e intrigante. Peccato però per il finale, che appare un po’ frettoloso. O forse, è solo la voglia di leggere un altro libro di Carla Vistarini?

Camerata Neandertal, di Antonio Pennacchi

Genere: autobiografia

“Camerata Neandertal”, pubblicato nel 2014 da Baldini e Castoldi, è una perfetta fusione tra un romanzo umoristico e un’autobiografia. E non perché la vita di Antonio Pennacchi sia sempre stataCamerata Neandertal allegra o comica, ma perché l’autore ha saputo viverla (e raccontarla) in modo arguto ed intelligente. Partendo dall’episodio del ritrovamento al Circeo, nel 1939, di un cranio di uomo di Neandertal (da cui appunto il titolo), Pennacchi srotola il filo dei ricordi, e intreccia i propri a quelli dell’Agro Pontino, partendo dalle migrazioni dell’uomo preistorico, e arrivando, attraverso la Lega Latina, la fondazione di Roma, i Templari, il fascismo in Italia e la bonifica delle paludi pontine, alle proprie vicende personali, prima come giovane attivista di Msi e poi come operaio, sindacalista di Cgil, studente universitario e, infine, apprezzato scrittore (vincitore anche del premio Strega, nel 2010, con “Canale Mussolini”).

Il punto di forza del libro: è lo stile originale di Pennacchi, che mescola una ineccepibile cultura e conoscenza storica, con una scrittura spontanea ed immediata, estremamente godibile e facile da leggere. Ne risulta una sorta di dialogo tra amici, in cui l’autore orchestra domande e risposte, immergendo il lettore in uno spassoso botta e risposta che coinvolge non solo Pennacchi, vera e propria enciclopedia medica ambulante, ma anche la sua famiglia, i suoi amici, i protagonisti degli altri suoi libri e, addirittura, i suoi “morti”.

Perché leggere Camerata Neandertal: perché l’autore racconta fatti importanti, controversi o dolorosi, della storia d’Italia, attraverso le persone che quei fatti hanno vissuto. E lo fa in modo onesto e diretto, senza ergersi a giudice di comportamenti dettati da circostanze terribili come la Seconda Guerra Mondiale, ma pure senza concedere attenuanti dove non ce ne sono (come, ad esempio, lo scempio edilizio che ha deturpato Latina a partire dal 1945 fino al 2010). Un libro da leggere, per capire, per conoscere, ma anche per ridere un po’.

Le miniere dell’imperatore, di Lindsey Davis

Genere: romanzo storico (giallo)

Le miniere dell’imperatore, è, come cita la copertina, il primo caso per Marco Didio Falco, l’investigatore dell’antica Roma. Uscito in versione originale nel 1989, e arrivato in Italia nel 2002, inaugura una serie di romanzi, in totale venti, scrittiLe miniere dell'imperatore da Lindsey Davis e ambientati nella Roma di Vespasiano. Il consiglio è di leggerli tutti, in quanto tutti degni di recensioni positive.

È la torrida estate del 70 d.C. e Roma, per usare le parole dell’autrice, “sfrigola come una frittella nell’olio bollente”. Marco Didio Falco, squattrinato investigatore dal tagliente umorismo, si trova, per puro caso, a salvare una graziosa e ricca fanciulla da due bruti che intendono rapirla. Il suo altruismo, e la ricompensa offertagli da un senatore, lo porteranno ad indagare su un traffico illegale d’argento, nonché a conoscere la tanto affascinante quanto caparbia Elena Giustina, sua controparte in questa avventura in Britannia (e in molte altre).

Il punto di forza del libro: è la dissacrante ironia con cui Lindsey Davis fa raccontare a Falco le proprie (dis)avventure. Senatori, sacerdoti, familiari, persino l’imperatore e gli dei non sfuggono al suo sarcasmo, che rende tutto il libro estremamente divertente.

Perché leggere Le miniere dell’imperatore: perché è un libro godibile, vivace, con una storia ben strutturata, dei personaggi magnificamente definiti, una scrittura moderna, frizzante e fluida. Falco, la sua strampalata famiglia, Elena Giustina, Petronio, e poi i personaggi secondari, da Smaractus a Pertinace, fino a Vespasiano, Tito e Domiziano, tutti sono caratterizzati in modo dettagliato, ma naturale, senza forzature o generalizzazioni. Anche il linguaggio di Falco a volte è un po’ sanguigno, ma, ovviamente, in linea con il tempo storico e il personaggio. Un libro non da leggere, ma da divorare, caldamente consigliato, così come il seguito,  Misteri imperiali.

La sfida della mummia, di Elizabeth Peters

Genere: romanzo storico (giallo)

 La sfida della mummia è un romanzo pubblicato negli Stati Uniti nel 1975, ma approdato in Italia ben più tardi, prima con Mondadori, in brossura nel 2001, e poi, in versione rilegata, nel 2004, con Editrice Nord. Ad entrambe queste due caseLa sfida della mummia editrici va il grande merito di aver fatto conoscere ai lettori italiani una spassosa, caparbia, intelligente e coraggiosa archeologa, Amelia Peabody, nella prima delle sue diciannove avventure (per le quali le recensioni sono tutte positive). Forte di una conoscenza diretta dell’archeologia, grazie ad una laurea in Egittologia, l’autrice, Elizabeth Peters (pseudonimo di Barbara Mertz) ci presenta Amelia mentre, per le strade di Roma, incontra Evelyn, inglese come lei, ingannata e abbandonata dal più classico degli sciupafemmine. Mentre il racconto spiega come mai Amelia, trentenne danarosa e indipendente, possa aggirarsi da sola per l’Europa nel 1884, senza il necessario bagaglio di un marito, le due nuove amiche partono, per l’Egitto dove incontreranno due fratelli archeologi, una mummia inquieta e un misterioso giallo da risolvere.

Il punto di forza del libro: è la caratterizzazione che Elizabeth Peters dà ad Amelia. Utilizzando la narrazione in prima persona, l’autrice tratteggia un personaggio magnificamente concreto, con i suoi difetti (Amelia è molto testarda, spesso pungente, a volte un po’ pedante) e le sue condivisibili qualità (la voglia di autonomia, l’intraprendenza, l’intelligenza). Amelia si muove e pensa come una donna ricca del 1884 e la sua indipendenza, che potrebbe sembrare anacronistica per il momento storico, è pienamente giustificata dalla sua condizione economica. Amelia è quindi molto realistica, ma, in  più, è anche simpatica, scaltra, decisa, una vera protagonista da amare.

Perché leggere La sfida della mummia: perché è inevitabile affezionarsi ad Amelia e ai personaggi che le girano intorno. E appassionarsi agli scavi in Egitto, che fanno da scenografia a queste e alle prossime avventure. E farsi catturare dal mistero della mummia che proprio quegli scavi vuole impedire. E, una volta finito il libro, consolarsi con il seguito, subito pronto da leggere: Il faraone assassino.