“La valle dell’orco” è il primo romanzo di Umberto Matino, pubblicato nel 2011 da Foschi Editore. Il racconto inizia con la morte di Aldo Manfredini, medico di Padova che aveva lasciato la città e la carriera per vivere in Contrà Brunelli, una sperduta contrada delle Prealpi Vicentine, in Val Leogra. Suo erede universale è Carlo Zampieri, che arriva in Contrà Brunelli senza sapere bene cosa farsene di quella casa, né perché Aldo abbia voluto lasciarla proprio a lui. Convinto inizialmente che l’amico si sia suicidato, si ricrede quando trova, ben nascosto tra le travi del soffitto, il diario di Aldo. Seguendo le pagine del diario, Carlo scopre che quella di Aldo è solo una delle morti misteriose avvenute negli anni nella piccola Contrà Brunelli. E che la scomparsa di Aldo potrebbe essere stata causata proprio dal suo essersi avvicinato troppo alla verità.
Il punto di forza del libro: è la descrizione dei paesaggi montani veneti e precisamente vicentini, paesaggi che nulla hanno da invidiare ad altre località italiane, più conosciute solo perché meglio pubblicizzate. L’aver poi ambientato la seconda parte del romanzo in un nevosissimo inverno della fine degli anni ’80 (che ai più ricorderà la famosa “Grande Nevicata”) carica di tensione il racconto, quasi che la natura stessa voglia diventarne, nel bene e nel male, la protagonista.
Perché leggere La valle dell’orco: perché è un libro che regala un sottile brivido, una sensazione sinistra, quasi che il responsabile delle morti misteriose non sia identificabile in una creatura (umana o animale, reale o fantastica, un serial killer o l’orco del titolo), bensì sia un male diffuso, strisciante, inarrestabile. E perché l’autore ha saputo fondere mirabilmente storia locale, leggende cimbre e romanzo giallo, ottenendone un romanzo corposo e vagamente inquietante, sicuramente da leggere.
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