I delitti di Whitechapel ha tutto quello che serve per essere un ottimo libro da leggere: è ambientato nella Londra cupa e pericolosa del 1888 e, come lascia intendere il titolo, racconta dei misteriosi e spietati omicidi di Jack Lo Squartatore. Poi, è scritto a quattro mani da Guido Sgardoli, uno dei più apprezzati autori per ragazzi, già vincitore del Premio Andersen, e da Massimo Polidoro, divulgatore scientifico che si è conquistato sul campo fama, ma soprattutto credibilità, con il CICAP e con le sue indagini su presunti fenomeni paranormali e bufale varie. Se poi la protagonista, oltre a essere figlia di una delle vittime, è anche intraprendente e oltre modo moderna, ecco che ne esce una rivisitazione del leggendario serial killer londinese, in cui realtà e finzione si mescolano, dando vita a una storia nuova e che merita di essere letta. Sybil, che da qualche anno vive con la zia in campagna, viene richiamata a Londra da un telegramma: Scotland Yard le comunica che una delle vittime di Jack Lo Squartatore è la madre che l’ha abbandonata da piccola. Una madre che Sybil non incontra da molto tempo, ma che in realtà era andata a trovarla proprio a casa della zia qualche giorno prima di morire. Sybil non le aveva aperto e ora si chiede se avrebbe potuto salvarle la vita.
Il punto di forza del libro: troppo facile dire che è l’ambientazione, in una Londra dalla doppia anima che Sgardoli ricostruisce magnificamente. Eppure, scorrendo le righe de I delitti di Whitechapel, è forte la sensazione di passeggiare, accanto a Sybil, per le strade sporche e pericolose del tragicamente famoso quartiere dove si muoveva Jack Lo Squartatore. Ma a questa va aggiunta anche l’originalità della prospettiva, che ridà voce e dignità a quelle donne schiacciate dalla Rivoluzione Industriale. Donne e madri sole, la cui condotta, dettata spesso dalla necessità di sfamare i propri figli e che a volte non si spingeva oltre il fare lavori umili e pesanti, era considerata talmente indegna dal perbenismo popolare da pensare che la loro morte fosse “prevedibile“, se non addirittura “gradita”.
Perché leggere I delitti di Whitechapel: perché Sgardoli e Polidoro funzionano bene insieme e il libro, anche se prova, con precisione, a ricomporre le tante piste e le troppe ipotesi sul più cruento e sfuggevole serial killer della storia, è comunque veloce e piacevole. E perché la protagonista è una giovane donna che vuole capire e conoscere, senza arrendersi passivamente al ruolo che la società le ha affibbiato.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.