Il segreto della memoria, di Boris Nikolai Konrad

Il segreto della memoria – Come allenare il nostro cervello a ricordare tutto ciò che ci serveLibro Il segreto della memoria di Boris Nikolai Konrad non è, come può sembrare a prima vista, solo un manuale di trucchi e segreti per migliorare la memoria. L’autore, Boris Nikolai Konrad, è certamente un esperto di questi metodi, avendo vinto in più occasioni i Campionati Mondiali di Memoria, ma è prima di tutto un neuroscienziato (con pure una laurea in fisica). Ne Il segreto della memoria, uscito in Italia per Garzanti nel 2018, troverete quindi sia tecniche di allenamento mnemonico, sia una rassegna di ricerche, esperienze ed esempi su come funziona il nostro cervello, dagli studi di Pavlov al caso del paziente HM, dal mondegreen ai flashback.

Il punto di forza del libro: l’autorevolezza di Konrad gioca certamente il suo ruolo nella scelta di comprare Il segreto della memoria. Del resto, saper memorizzare in 15 minuti le facce e i nomi di 215 persone è la prova più evidente che l’autore conosce la materia. In più, il campione tedesco ha uno stile facile e divertente, riuscendo a rendere comprensibili anche gli argomenti e i termini più tecnici. Le simpatiche illustrazioni di Selma Koopman completano il quadro, facilitando qualche spiegazione o fornendo la base per proporre un test al lettore.

Perché è un libro da leggere: perché affronta un tema complesso, come il funzionamento del cervello, dell’intelligenza e della memoria, in modo discorsivo e piacevole. E perché Konrad è uno dei massimi “esperti della memoria”, pur dimostrando, risonanza magnetica nucleare alla mano, di avere un cervello decisamente normale e quindi aprendo a tutti la possibilità di migliorare le proprie abilità mnestiche. E infine perché, se la cultura è ciò che rimane dopo che abbiamo dimenticato tutto il resto, imparare a ricordare è di sicuro una scelta intelligente.

Genere: saggio

Lungo la Pedemontana, di Paolo Malaguti

Lungo la Pedemontana. In giro lento tra storia, paesaggio veneto e fantasie è un libro diLungo la Pedemontana, di Paolo Malaguti Paolo Malaguti, padovano trapiantato nella provincia di Treviso e già apprezzato autore della storia veneta con romanzi quali La reliquia di Costantinopoli (finalista al Premio Strega nel 2016). In questo saggio, Malaguti parte da un fatto recentissimo, addirittura ancora in essere, quale la costruzione della superstrada Pedemontana Veneta, e lo intreccia con i ricordi della sua infanzia, con le parole di Zanzotto, Meneghello, Rigoni Stern e Piovene, nonché con i racconti di chi vive a ridosso del tanto discusso cantiere. In sella a un bicicletta, pianificando sei tappe, l’autore prova a percorrere il tracciato di questa nuova arteria di traffico, costeggiando il più possibile gli scavi, andando fin sul ciglio dei muri di contenimento, come si faceva da piccoli, di fronte alle fondamenta fresche della villetta in costruzione nel campo davanti a casa. Uscito nel 2018 per Marsilio Editori, Lungo la Pedemontana fornisce una inedita chiave di lettura della “grande opera”, ancora incompiuta, ma che ha ormai segnato per sempre il territorio: la superstrada si inserisce, nell’interpretazione dell’autore, nella concezione che i veneti hanno del lavoro e della vita e si giustifica proprio nel sentimento che essi provano verso il loro territorio.

Il punto di forza del libro: il motivo per leggere Lungo la Pedemontana si trova nelle parole stesse dell’autore. Malaguti afferma che, nelle opere di Meneghello “il dubbio sull’effettiva bontà del cambiamento è espresso con delicatezza”. Medesima delicatezza usata dallo scrittore padovano, che nel suo libro non accusa né assolve, ma semplicemente cerca di capire in quale substrato sociale, economico e pure linguistico questo imponente cantiere è riuscito ad insediarsi, senza suscitare nemmeno troppe resistenze.

Perché è un libro da leggere: perché il racconto, piacevolmente divertente e scanzonato, è oltremodo carico di spunti e rimandi letterari, che arricchiscono quasi inconsapevolmente il lettore; e soprattutto perché fa riflettere, invitando a non fermarsi a una prona accettazione, ma nemmeno a un riottoso rifiuto del cambiamento.

Genere: saggio (autobiografia)

Esercizi di memoria, di Andrea Camilleri

Dopo aver legato indissolubilmente il suo nome a quello di Salvo Montalbano, AndreaRaccolta di racconti di Camilleri, Esercizi di memoria Camilleri ci sorprende con Esercizi di memoria, una serie di storie raccolte da Isabella Dessalvi “sotto dettatura” dell’autore siciliano e, per tale motivo, scritte in italiano. E in un italiano così scorrevole, forte di una limpida ironia e di una quasi inconsapevole ricercatezza, da non far rimpiangere né il dialetto vigatese, né il famoso commissario.
Uscito per Rizzoli nel 2017, Esercizi di memoria si compone di 23 racconti, uno per ogni giorno delle vacanze agostane di Camilleri, mescolando le ceneri di Pirandello con l’isola di Eduardo De Filippo, uno zio coraggioso e una controversa spia maltese, un misterioso dramma surrealista e un tuffo “portafortuna”.

Il punto di forza del libro: è l’utilizzo perfetto che Camilleri fa delle parole, inanellate come perle nella collana del raccontare, e intervallate, per cinque volte (o sei, se si considera anche la copertina), dalle originali, e inedite, illustrazioni di Gipi, Alessandro Gottardo, Lorenzo Mattotti, Tullio Pericoli, Guido Scarabottolo e Olimpia Zagnoli.
Il risultato ricrea immagini vivide e reali, pezzi di mondo e di storia, sequenze di vita.

Perché è un libro da leggere: perché, pur se citato, non racconta del Commissario Montalbano, regalandoci un Andrea Camilleri inedito ai più; perché è scritto in un italiano splendido, frutto certamente delle capacità della “trascrittrice”, ma in primis della cristallina dialettica dell’autore. E perché dipinge un’Italia scomparsa, divorata, nel bene e nel male, dalla modernità e dal progresso.

Se una notte d’inverno un gatto, di Denis O’ Connor

Se una notte d’inverno un gatto, piú che un romanzo, é una autobiografia, anche se la vitaSe una notte d'inverno un gatto di Denis C'Connor del piccolo protagonista, il micio Toby Jug, ha sicuramente qualcosa di romanzesco. Il narratore é Denis O’Connor, che nel 1966 é un giovane professore all’Alnwick College, nel Northumberland. Trasferitosi per lavoro nel caratteristico Owl Cottage, l’autore ne apprezza la posizione al limitare della foresta, in una campagna che si affaccia sul Mare del Nord. Una sera d’inverno, O’Connor sta ammirando dalla finestra di casa il paesaggio innevato, quando il lamento di un animale attira la sua attenzione. Uscito a controllare, trova un gatto imprigionato in una tagliola usata dai contadini per uccidere le volpi che fanno razzia di galline. Liberato il gatto, O’Connor torna in casa, ma dopo qualche ora si mette sulle sue tracce, seguendo la scia di sangue che l’animale ha lasciato sulla neve. Teme infatti che il micio non avrà speranze se non verrà curato. Lo trova facilmente, e insieme al gatto, che si rivela essere una micia, trova anche i suoi cuccioli, affamati e infreddoliti. La corsa dal veterinario del paese non sembra però sufficiente a salvarli, in quanto la madre è ferita gravemente e i gattini sono troppo piccoli per sopravvivere senza di lei, per cui verranno soppressi. Ma O’Connor fa scivolare uno dei piccoli nella tasca del cappotto e se lo porta a casa, deciso a opporsi al destino. Gli sforzi per svezzare il micino, ribattezzato Toby Jug perché, con il suo buffo comportamento, assomiglia alle omonime brocche inglesi, vengono premiati e Toby e Denis condivideranno molti anni e avventure insieme.

Il punto di forza del libro: é la quieta e piacevole lentezza con cui la storia del fragile micino si snoda pagina dopo pagina. L’autore arricchisce di particolari il suo racconto, immergendo il lettore in una conoscenza dettagliata del suo piccolo amico. E anche quando accade qualcosa di imprevisto, il colpo di scena è sempre attutito, circoscritto in una narrazione pacata e quasi sussurrata. Se una notte d’inverno un gatto non è quindi un libro per gli amanti dell’azione o del mistero, bensì per chi apprezza i rilassanti paesaggi inglesi e, ovviamente, i gatti.

Perché leggere Se una notte d’inverno un gatto: perchè è il libro che ogni gattofilo scriverebbe nel momento della scomparsa del suo amato compagno a quattro zampe. E anche perché O’Connor scrive in maniera molto accurata, ricercando le parole più adatte e riuscendo a ricreare le atmosfere ed le emozioni della vita trascorsa con il piccolo Toby Jug.

Genere: autobiografia

L’uomo a ventiquattro zampe, di Tom Cox

L’uomo a ventiquattro zampe, che dà il titolo al libro, è Tom Cox, critico musicale per ilUomo a ventiquattro zampe, Sette vite con i gatti, Tom Cox quotidiano inglese “The Guardian” e gattofilo impenitente. Benché sostenga che sono “tante” le cose che non farebbe in nome della gattofilia (vedi pag. 198), in realtà è evidente come egli adori i suoi gatti, arrivando a perdonare loro anche le marachelle più diaboliche. Difficile però dargli torto. Buffi e divertenti, scaltri e intelligenti, ma anche ridicolmente goffi e tremendamente prevedibili, i gatti hanno sempre arricchito e migliorato la vita dell’autore, tanto che il sottotitolo è proprio Sette vite con i gatti.

Uscito per Rizzoli nel 2008, il libro è la professione d’amore di Cox verso i gatti, dalla leggendaria Puss al fascinoso Ralph, passando per il dispotico Orso e l’ammaliatrice Bootsy.

Il punto di forza del libro: è, ovviamente, la presenza dei gatti, unita allo humour inglese con cui Cox ne racconta le vicende. Uno humour che a volte appare un po’ distante dalla comicità italiana, e che pertanto va apprezzato per la sua connotazione molto british. Ne risulta un libro piacevole, discorsivo, una sorta di lungo diario in cui l’autore racconta i suoi viaggi in auto e le visite dal veterinario, i numerosi traslochi e i lavori di ristrutturazione al fine di rendere ogni nuova casa a misura di gatto.

Perché leggere L’uomo a ventiquattro zampe – Sette vite con i gatti: perché è un libro che parla di gatti, e, come ho già scritto per altri libri, questo potrebbe essere di per sé un motivo sufficiente. Ma anche perché l’autore riesce a raccontare i gatti in maniera originale, soprattutto quando stila (in tre parti, all’interno del libro) il “dizionario felino“. Un dizionario che vale sia per gatti inglesi che italiani, considerando gli identici comportamenti dei mici al di là e al di qua della Manica. Del resto, chi, tra coloro che condividono vita e casa con un gatto, non si è mai chiesto come questi possa “rannicchiare le zampe, la testa e il tronco in uno spazio che misura un quarto della sua normale massa corporea“?

Genere: autobiografia

Alla deriva, di Steven Callahan

Autobiografia Steven Callahan, Alla derivaAlla deriva è il racconto-diario del naufragio di Steven Callahan. Pubblicato per la prima volta in Italia nel 1987, è stato ristampato nel 2017 da Baldini & Castoldi, anche in seguito al successo del film Vita di Pi. Il regista del film, Ang Lee, affascinato dal libro, ha voluto infatti Steven Callahan come consulente per le scene in mare. In Alla deriva, il velista americano ripercorre i 76 giorni trascorsi su un battellino di salvataggio, dopo il naufragio della sua imbarcazione nell’Oceano Atlantico. A bordo della Napoleon Solo, Callahan progettava di compiere la traversata oceanica, partendo dalle Canarie per raggiungere le Antille. Ma ad una settimana di navigazione da Tenerife, la Solo ha un incidente e affonda, consentendo a Callahan di recuperare solo la scialuppa gonfiabile e qualche attrezzo.

Il punto di forza del libro: è l’umanità di Callahan, che lo rende un inconsapevole eroe. Il suo racconto semplice e al contempo epico, tragicamente reale, rapisce il lettore tra le onde dell’Oceano, impedendogli di staccarsi dalle pagine del libro. L’autore ha lottato contro la fame e la sete, il sole cocente e le tempeste, gli attacchi degli squali e la tentazione di abbandonare ogni speranza, eppure non ha mai perso il coraggio e la purezza, la sua dignità di uomo.

Perché leggere Alla deriva: perché è una storia vera, dove l’intelligenza e la capacità di adattamento umane sono protagoniste, tanto quanto la passione per il mare e il rispetto per i suoi abitanti. Perché è scritto con semplicità e poesia: l’autore racconta la sua avventura con la naturalezza di chi non cerca lodi, quasi senza rendersi conto delle sue doti straordinarie. E perché, anche se conosciuto solo attraverso le pagine di Alla deriva, Callahan è sicuramente un uomo eccezionale, con cui magari condividere qualche uscita in barca a vela… ma non necessariamente a bordo di un battellino gonfiabile.

Genere: autobiografia

Esercizi di meraviglia, di Vittoria Baruffaldi

Esercizi di meraviglia – Fare la mamma con filosofia di Vittoria Baruffaldi, pubblicatoEsercizi di meraviglia Fare la mamma con filosofia, Vittoria Baruffaldi da Einaudi Editore nel 2016, è un libro a metà tra un saggio e un’autobiografia. La Baruffaldi mette insieme Schopenhauer e Peppa Pig, Rousseau e la Panda, Aristotele e i giardinetti, il tutto stemperato con leggera ironia, ritrovando la filosofia in ogni aspetto del rapporto madre-figlio.

Il punto di forza del libro: è lo scoprire, insieme all’autrice, quanto lo filosofia faccia parte della nostra vita. Il libro diventa quasi un piccolo manuale, che spinge a riconsiderare alcune nostre frenesie di adulti e ad aprirsi al mondo con la spontaneità dei bambini. Come scrive l’autrice: “Per rinascere bisogna passare da zone d’ombra a zone di luce; attraversare il nulla. Spogliarsi dalle speranze altrui, come un bambino che scappa in giro per la casa nudo e libero, fino a riconoscersi davvero per quello che si è“.

Perché leggere Esercizi di meraviglia: perché è un libro particolare, nato da un blog altrettanto originale come La filosofia secondo babyP. E perché è un libro di un’autrice italiana dallo stile fresco e al contempo profondo, una nuova, bella sorpresa per la letteratura italiana.

Genere: saggio

Due figlie e altri animali feroci, di Leo Ortolani

“Due figlie e altri animali feroci” è un romanzo divertente, anzi, è proprio un libro che faDue figlie e altri animali feroci, Leo Ortolani ridere, e tanto. Scritto da Leo Ortolani, disegnatore del fumetto Rat-Man, è stato pubblicato dalla Sperling & Kupfer nel 2011, e, a un testo esilarante, aggiunge qualche vignetta nello stile del fumettista emiliano. Nel racconto, e nei fumetti, Ortolani e sua moglie Caterina sono volati in Colombia, per incontrare Johanna e Lucy Maria, le due sorelline che hanno adottato. La trafila burocratica dell’adozione internazionale, fatta di infiniti documenti da recuperare e di snervanti incontri con psicologi e assistenti sociali, é stata lunga e faticosa. Finalmente insieme alle bambine, Leo e Cate pensano che il loro unico pensiero possa essere quello di costruire una famiglia insieme. Ma le scartoffie li perseguitano anche lì, con tanto di timbri, visti, nulla osta e qualsiasi altra autorizzazione immaginabile.

Il punto di forza del libro: è l’ironia contagiosa di Ortolani, che riesce a sdrammatizzare anche i momenti più sconfortanti del difficile percorso di adozione. Johanna e Lucy Maria hanno il loro bel caratterino e il libro, se narrasse solo delle peripezie della famiglia Ortolani, sarebbe già spassoso di suo. A questo si aggiungono un avvocato che parla come il corvo Rockfeller, un amico colombiano affetto da melomania, una Paris Hilton in miniatura a cui manca solo il chihuahua, altre coppie incastrate nello stesso lentissimo meccanismo, il tutto narrato in un diario che sembra quasi un romanzo.

Perché leggere Due figlie e altri animali feroci: perché Ortolani è veramente un bravissimo scrittore, oltre che un fenomenale fumettista, e riesce a raccontare un tema complesso con semplicità e allegria. Non c’è presunzione nel libro, nonostante l’autore e sua moglie abbiano compiuto un gesto di grandissimo amore. E non ci sono dettagliate recriminazioni per l’ottusa burocrazia che ha rallentato il loro percorso: Ortolani ha il suo stile mordace sia quando disegna che quando scrive, e, con metafore ed epiteti buffi, colpisce sempre nel segno. Un grande merito va quindi all’autore, che ha descritto magnificamente questo momento importante nella vita della famiglia Ortolani. E un grande merito va anche a tutte le famiglie adottive, che creano amore dove c’era abbandono, solidità dove c’era sofferenza, futuro dove il passato è un peso sul cuore.

Genere: romanzo umoristico (autobiografia)

All’inseguimento del gatto perduto, di Caroline Paul

“All’inseguimento del gatto perduto” è il racconto di una vicenda realmente accaduta aCopertina libro All'inseguimento del gatto perduto, di Caroline Paul Tibia (detto Tibby), uno dei gatti di Caroline Paul, l’autrice. Uscito in Italia nel 2013 per la Adriano Salani Editore, il libro alterna il resoconto della sparizione del gatto Tibby con originali e divertenti illustrazioni. Tibby è un tranquillo e timido micio tigrato, anche un po’ troppo timido per essere una tigre in miniatura (i genetisti hanno scoperto che gatti e tigri condividono circa il 96% del DNA). Ma un giorno Tibby, contrariamente alle sue abitudini, non rientra a casa. La Paul è convinta che sia stato rapito, o peggio, ma quando, dopo qualche tempo, lo vede ritornare, felice e pasciuto, non sa darsi pace. É possibile che il pauroso e insicuro Tibby si sia allontanato di sua spontanea volontà? La Paul si arma di rilevatore GPS, mappe e macchina fotografica, decisa a scoprire dove vada Tibby quando sparisce per qualche giorno.

Il punto di forza del libro: è la passione per i gatti. L’autrice confessa fin da subito di amarli alla follia, e infatti un po’ di follia c’è di sicuro nel suo tentativo di mappare il girovagare di Tibby. Ma è una pazzia innocua e anche un po’ buffa, spinta dall’amore verso il suo gatto e dal timore di perderlo.

Perché leggere All’inseguimento del gatto perduto: perché è un libro facile, leggero, adatto a lettori di tutte le età. E perché è un libro che parla di gatti, e gli appassionati di libri (e pure Youtube) adorano i gatti.

La verità, vi spiego, sull’amore, di Enrica Tesio

La verità, vi spiego, sull’amore, citazione di “La verità, vi prego, sull’amore” del poetaCopertina libro La verità vi spiego sull'amore, Enrica Tesio inglese Wystan Hugh Auden, è il primo romanzo di Enrica Tesio, già conosciuta per il suo blog. Pubblicato da Mondadori nel 2015, ha come protagonista Dora, trentacinque anni, due figli piccoli, un ex compagno, una grande amica e un gatto di nome Zora. Dora, alter ego della Tesio, si destreggia tra i figli e il lavoro, ancora quasi incredula di ritrovarsi sola.

Il punto di forza del libro: è la rara combinazione di portentosa comicità e delicata poesia, che vi farà ridere di gusto, ma anche commuovere fino alle lacrime. La Tesio sa parlare di amore in modo strabiliante, senza sdolcinature o immagini preconfezionate. Del suo amore sconfinato per i figli, di quello lacerato per il suo compagno, dell’amicizia autentica. E contemporaneamente sa essere tagliente e sardonica, sinceramente irruenta, ironicamente sboccata.

Perché leggere La verità, vi spiego, sull’amore: perché è come mettere il cuore sul carrellino delle montagne russe. L’autrice vi porterà su e giù, dalle spassose disavventure di Dora, ai rimpianti di un futuro perduto, dai graffianti dialoghi con Sara e con il “tato” Simone, alle meravigliose “lettere sulla maternità””. E sempre vi divertirete, sempre continuerete a leggere, quasi rammaricandovi di vedere scorrere troppo velocemente le pagine tra le mani. E perché, oltre che un libro da leggere, questo è un libro che va riletto e pure consigliato, per rimettere a fuoco le priorità, per sollevarsi il morale, per riportare tutto nella giusta prospettiva.

Quindi, perché non dare uno sguardo anche al blog della Tesio, Tiasmo?

Genere: romanzo umoristico

Il nuovo calendario dell’Avvento, di Antonia Arslan

“Il nuovo calendario dell’Avvento”, nella nuova edizione del 2014 di PiemmeVoci, é unCopertina libro Il nuovo calendario dell'Avvento di Antonia Arslan libro di Antonia Arslan, scrittrice italiana di origine armena. Difficilmente catalogabile (un po’ autobiografia, un po’ raccolta di racconti), narra in 25 capitoli – tanti quanti i giorni di un calendario di avvento – altrettante storie, tutte collegate, direttamente o indirettamente, alla vita dell’autrice.

Il punto di forza del libro: é la sottile dolcezza, a volte venata di malinconia, che lega tra loro i venticinque racconti. Con uno stile impeccabile ma al contempo semplice, la Arslan srotola il filo dei ricordi e con questo trascina con grazia i lettori nel mondo della sua infanzia: le rimpatriate della grande famiglia armena, con “parenti in tante parti del mondo”; le lunghe estati sul mare veneziano, non ancora soffocato di locali notturni e cemento; le memorie di un popolo, quello armeno, che si intrecciano alle tradizioni della campagna veneta.

Perché leggere Il nuovo calendario dell’Avvento: perché è un libro piacevolmente insolito, commovente ma non triste, scorrevole ma non banale, che invita a “lasciarci cullare dal ritmo lieve della tenerezza”. E perché ogni racconto è luminoso e denso di particolari come una bella fotografia. Una fotografia che fa venir voglia di conoscere di più della storia del popolo armeno, con un altro libro (Antonia Arslan ha scritto anche “La masseria delle allodole”, finalista al Campiello, premio Stresa per la narrativa e diventato un film). Oppure con una valigia al seguito e aiutati da una buona guida di viaggio, quale quella di Nadia Pasqual, “Armenia e Nagorno Karabakh: monasteri e montagne sulla via della seta”, la prima guida italiana interamente dedicata all’Armenia.

Genere: autobiografia

Il potere del miao, di Marina Mander

“Il potere del miao”, pubblicato da Mondadori nel 2015, è un piccolo saggio di Marina Mander. Totalmente incentrato sul rapporto che lega l’autrice ai suoi gatti, mescola spezzoni di vita, riflessioniCopertina Il potere del miao, di Marina Mander filosofiche e sottile umorismo, seguendo un filo non cronologico ma felinamente logico.

Il punto di forza del libro: è il modo che ha la Mander di saltare, come solo un elegante felino può fare, da un argomento all’altro, da un gatto all’altro. Ogni tanto l’autrice fa un riferimento alla sua vita, cita un personaggio famoso, racconta un’esperienza vissuta, ma sempre con grazia, spesso solo con delicati accenni, che non aprono mai troppo la porta ai rimpianti o ai rancori.

Perché leggere Il potere del miao: perché sta a metà tra un saggio e un romanzo, e di entrambi prende le parti migliori. E perché è un libro d’amore, amore per i gatti certo, ma amore soprattutto per la vita.

Genere: saggio

Cleo, di Helen Brown

Genere: autobiografia

“Cleo” è il primo libro di Helen Brown, uscito in Australia a fine 2009 e nella traduzione italiana, per Edizioni Piemme, già nel 2010. Nell’estate neozelandese a cavallo tra il 1982 e il 1983, Sam, ilCleo figlio maggiore dell’autrice, sta per compiere nove anni. Come regalo chiede di avere la gattina più piccola e spelacchiata della nuova cucciolata della vicina. Ha deciso di chiamarla Cleo. Ma, dopo circa un mese, Sam muore, investito da un’auto sotto gli occhi del fratello più piccolo, Rob. Quando la vicina si presenta per consegnare Cleo, ormai svezzata, alla sua nuova famiglia, la Brown vorrebbe rifiutarsi di prendere il gatto, ma il sorriso che vede sul volto di Rob la convince a tenerlo. L’affascinante prepotenza e l’empatia che contraddistinguono ogni gatto fanno lentamente breccia nel cuore ferito dell’autrice. Il dolore per la morte di Sam non passerà mai completamente, ma, anche grazie a Cleo, nella vita della Brown e della sua famiglia ci sarà di nuovo posto per la felicità.

Il punto di forza del libro: è il calore, umano e felino, che irradia da questo libro. Speranza, ottimismo e un po’ di magia sono gli ingredienti che spronano a continuare nella lettura anche quando gli occhi sono così annebbiati di lacrime da non distinguere più le parole sulle pagine.

Perché leggere Cleo: perché sarebbe un romanzo splendido, se non fosse una storia vera e, proprio per questo, ancora più incantevole e coinvolgente. La Brown tocca i nervi scoperti del dolore e lo fa con una delicatezza e una poesia rare. E anche qui, come nel caso del gatto Bob, sorge il dubbio che una parte del merito di questo bellissimo libro vada alla “magica” gatta Cleo, una gatta che l’autrice definisce “sciamana”.

Il tredicesimo dono, di Joanne Huist Smith

Genere: autobiografia

“Il tredicesimo dono” nasce da una storia vera, quella di Joanne Huist Smith e dei suoi figli, Benjamin, Nicholas e Megan. Pubblicato nel 2014, racconta di quanto accaduto all’autrice nei dodiciIl tredicesimo dono giorni che precedettero il Natale del 1999, il primo Natale senza l’amato marito Rick, morto due mesi prima. Il 13 dicembre la Smith si sveglia in ritardo e, mentre freneticamente corre fuori di casa per prendere l’auto, quasi non si accorge di una pianta di poinsettia (la tradizionale Stella di Natale) che qualcuno ha lasciato fuori dalla porta. L’autrice tenta di ignorarla, così annientata dalla perdita del marito da non avere nemmeno la forza di affrontare il Natale, con tutto il suo bagaglio di gioia e ricordi. Ma a questo dono se ne aggiungeranno altri undici, ciascuno corredato da un biglietto che riprende la canzone “The twelve days of Christmas”. Ad ogni regalo, portato da anonimi benefattori di cui l’autrice e i figli tenteranno di scoprire l’identità, la famiglia inizia lentamente a riprendersi, a farsi coraggio, a sorridere ancora.

Il punto di forza del libro: è il suo essere una storia vera, una storia dolorosa (e quindi che vi farà piangere) ma anche ottimista e commovente (e sorriderete e poi piangerete ancora di più).

Perché leggere Il tredicesimo dono: perché è un libro carico di speranza, scritto molto bene (la Smith è una giornalista), semplice e scorrevole. Un libro che possono leggere tutti, o meglio, che dovrebbero leggere tutti.

Il silenzio delle conchiglie, di Helen Keller

Genere: autobiografia

“Il silenzio delle conchiglie” è uscito per la prima volta, in America, nel 1903, quando Helen Keller, protagonista ed autrice del libro, aveva solo 23 anni. È stato ristampato poi molte volte (la prima inIl silenzio delle conchiglie Italia nel 1907), e nel 2014 la Edizioni e/o lo ha riportato in libreria, grazie ad una nuova traduzione, ad opera di Maddalena Gentili. Nell’autobiografia, la Keller racconta i primi vent’anni della sua vita, dalla malattia che la rese sordo-cieca quando aveva solo 19 mesi, alle difficoltà per imparare nuovamente a comunicare, fino all’ammissione ad Harvard, primo passo di una brillante carriera che la vide scrittrice, insegnante e attivista politica.

Il punto di forza del libro: è la positività e l’ottimismo che traspare da ogni pagina, da ogni riga, da ogni parola. Chi ha conosciuto la Keller (e la sua insegnante Anne Sullivan) tramite la trasposizione cinematografica che ne fece Arthur Penn nel 1962 (Anna dei miracoli, doppio premio Oscar per le due protagoniste), ritroverà qui la bambina fattasi donna e l’insegnante diventata amica. E della Keller adulta apprezzerà la gioia che, nonostante la disabilità, l’autrice è riuscita a riversare in ogni sua attività, quasi che la sfida che impegnò ogni istante della sua vita non fosse così ardua come in realtà fu.

Perché leggere Il silenzio delle conchiglie: perché è un libro che dà speranza, e non solo a chi affronta, su se stesso o attraverso i propri affetti, la disabilità. È un libro che zittisce chi passa il tempo a lamentarsi senza agire, che mette in imbarazzo chi non è in grado di apprezzare la bellezza della quotidianità. E non importa se in alcuni punti il libro possa apparire lento (è una autobiografia, non un romanzo), e pazienza se lo stile della Keller è a tratti un po’ ampolloso (era una ragazza di poco più di vent’anni, agli inizi del ‘900), non ci interessa neppure che nel libro manchi l’azione, il pathos, il risentimento verso il destino avverso o la descrizione dei rapporti con la famiglia e con Anne Sullivan (la vita e il libro sono di Helen Keller e lei aveva tutto il diritto di vivere, pensare e scrivere ciò che voleva).

Questo è un piccolo libro, che racconta una piccola storia, la storia di una donna straordinaria.

Camerata Neandertal, di Antonio Pennacchi

Genere: autobiografia

“Camerata Neandertal”, pubblicato nel 2014 da Baldini e Castoldi, è una perfetta fusione tra un romanzo umoristico e un’autobiografia. E non perché la vita di Antonio Pennacchi sia sempre stataCamerata Neandertal allegra o comica, ma perché l’autore ha saputo viverla (e raccontarla) in modo arguto ed intelligente. Partendo dall’episodio del ritrovamento al Circeo, nel 1939, di un cranio di uomo di Neandertal (da cui appunto il titolo), Pennacchi srotola il filo dei ricordi, e intreccia i propri a quelli dell’Agro Pontino, partendo dalle migrazioni dell’uomo preistorico, e arrivando, attraverso la Lega Latina, la fondazione di Roma, i Templari, il fascismo in Italia e la bonifica delle paludi pontine, alle proprie vicende personali, prima come giovane attivista di Msi e poi come operaio, sindacalista di Cgil, studente universitario e, infine, apprezzato scrittore (vincitore anche del premio Strega, nel 2010, con “Canale Mussolini”).

Il punto di forza del libro: è lo stile originale di Pennacchi, che mescola una ineccepibile cultura e conoscenza storica, con una scrittura spontanea ed immediata, estremamente godibile e facile da leggere. Ne risulta una sorta di dialogo tra amici, in cui l’autore orchestra domande e risposte, immergendo il lettore in uno spassoso botta e risposta che coinvolge non solo Pennacchi, vera e propria enciclopedia medica ambulante, ma anche la sua famiglia, i suoi amici, i protagonisti degli altri suoi libri e, addirittura, i suoi “morti”.

Perché leggere Camerata Neandertal: perché l’autore racconta fatti importanti, controversi o dolorosi, della storia d’Italia, attraverso le persone che quei fatti hanno vissuto. E lo fa in modo onesto e diretto, senza ergersi a giudice di comportamenti dettati da circostanze terribili come la Seconda Guerra Mondiale, ma pure senza concedere attenuanti dove non ce ne sono (come, ad esempio, lo scempio edilizio che ha deturpato Latina a partire dal 1945 fino al 2010). Un libro da leggere, per capire, per conoscere, ma anche per ridere un po’.

Frida, di Jon Katz

Genere: autobiografia

Frida, uscito nel 2013 negli Stati Uniti e in Italia, per Edizioni Piemme, nel 2014, è, per dirla con le parole del suo autore, un memoir. Jon Katz, infatti, scrittore e giornalista già famoso per i suoiFrida contributi alla rivista Wired e per i suoi racconti sui cani, narra in questo libro del rapporto che lo lega a Frida, un incrocio tra un rottweiler e un pastore tedesco. Frida è un cane problematico, aggressivo, tanto violento con uomini ed animali, quanto protettivo ed affettuoso con Maria, la donna che lo ha salvato dal canile e da una fine ormai decisa. Katz, circondato da adorabili ed obbedienti border collie e labrador, eviterebbe volentieri un cane come Frida, se non si fosse innamorato nel frattempo proprio di Maria.

Il punto di forza del libro: è la sincerità con cui l’autore racconta l’evolversi del suo rapporto con Frida, con Maria, ma anche con gli altri suoi cani. Katz riporta semplicemente la sua esperienza, con connotazioni positive ma anche negative, senza ipocrisie, senza voler dare una ricetta valida per ogni cane e ogni situazione. Onestà e trasparenza, queste sono le basi su cui si fonda il libro.

Perché leggere Frida: perché è una storia vera, in cui ci si può riconoscere o con cui si può dissentire, ma dove ogni scelta è stata dettata dall’amore. E anche perché, una volta di più, animali splendidi come i cani (e i gatti) ci dimostrano quanto siamo fortunati a condividere la nostra vita con loro.

Un’estate in Grecia, di Giuseppe Ciulla

“Un’estate in Grecia” è il resoconto, quasi un lungo articolo, che il giornalista Giuseppe Ciulla fa del suo viaggio nella penisola ellenica. Partendo da Milano, e usando solo auto, traghetti, treni edEstate in Grecia autobus, l’autore, nell’estate 2012, ha percorso 4000 km in giro per la Grecia, deciso a comprendere dall’interno questo Paese controverso, uno dei più colpiti dall’attuale crisi economica, ma anche quello più criticato, per i brogli nei bilanci nazionali.

Il punto di forza del libro: è l’idea stessa da cui nasce “Un’estate in Grecia”, ossia il viaggio inteso come protagonista, dove il desiderio di conoscere e di capire è il mezzo con cui farsi guidare dalle strade e dalle storie, e non il fine per avere conferma delle proprie idee precostituite.

Perché leggere Un’estate in Grecia: perché questo non è solo un libro, ma un piccolo tesoro.

Un tesoro da cui attingere parole, come philotimo, ossia quel sentimento che “spinge ad aiutare la gente e, allo stesso tempo, rende orgogliosi di farlo”: un sentimento che la storia vorrebbe esclusivamente greco, ma che dovrebbe essere internazionale.

Un tesoro da cui ricavare idee forti, come quella che l’autore riprende da una frase di Vaclav Havel, per cui l’Europa è “un luogo in cui le identità si addensano e le uniche alternative sono coabitare o farsi la guerra”: un’idea quasi spiazzante, ma che è più rivoluzionaria e portatrice di pace che non l’inattuabile tentativo di essere tutti uguali solo perché europei.

Un tesoro da cui farsi affascinare anche sul piano narrativo, perché il peregrinare dell’autore è raccontato in modo vivido ed appassionante, regalando al lettore un’esperienza quasi multisensoriale. Colori, odori, persino la calura soffocante del paesaggio greco schizzano fuori prepotentemente dalle pagine, impedendo una lettura frettolosa o indifferente. Il tecnicismo è lasciato ai politici e ai burocrati e nel libro non c’è retorica, né polemica, né furbi tentativi di proselitismo. Ciulla espone i fatti con la sua scrittura corposa e visuale, dimostrando di possedere, oltre ad indiscusse doti di giornalista, anche il potente carisma di un romanziere. Un libro che vi consiglio di leggere, con la testa, ma soprattutto con il cuore.

Genere: saggio

A spasso con Bob, di James Bowen

Trailer in italiano del film tratto dal libro A spasso con Bob

A spasso con Bob, uscito in Italia per la Sperling & Kupfer nel 2012, è il racconto che James Bowen, un artista di strada con un passato da tossicodipendente, fa della sua vita dA spasso con Bobopo l’incontro con Bob, un gatto tigrato dal folto pelo rosso. La storia è vera, narrata in prima persona e suffragata da foto e video su Internet, ed inizia con Bowen che, avendo trovato il randagio, decide di curarne le ferite e sfamarlo, convinto che il gatto se ne andrà non appena starà meglio. Ma Bob non se ne va e, al contrario, decide di seguire James durante il lavoro che questi svolge per le strade di Londra, prima come musicista e poi come venditore della rivista Big Issue. Bob si farà presto benvolere da tutti, londinesi e turisti, fino a diventare il protagonista di questo libro e anche di un secondo, The world according to Bob.

Il punto di forza del libro: è Bob, un protagonista insolito ed originale, lontano da regole e stereotipi, anche da quelli sui gatti. Al punto da far dubitare che l’autore esageri, e che non sia tutto vero quello che racconta nel libro. Ma basta una capatina su Youtube per ritrovare il Bob che abbiamo conosciuto tra le pagine, docile e testardo, affettuoso ed indipendente, un gatto che, dopo aver salvato il suo padrone ed aver affascinato mezza Londra, ora si è guadagnato l’affetto di centinaia di migliaia di lettori.

Perché leggere A spasso con Bob: perché la storia è semplice eppure emozionante, scritta in modo diretto, fluente, intimo. Il racconto del passato travagliato di Bowen è privo di astio o recriminazioni. E il suo riscatto, grazie alla riabilitazione, al lavoro e, naturalmente, al gatto Bob, viene narrato con serena obiettività, senza nessun intento autocelebrativo. Il profondo legame che lega l’uomo e il gatto, un legame che Bowen ritiene legato al karma, riesce quindi ad emergere pienamente, incantando il lettore. Che il merito sia dell’intelligenza di James Bowen, della penna dell’editor Garry Jenkins o che ci sia di mezzo lo zampino karmico del gatto Bob, poco importa, perchè ciò che conta è che questo è un libro delizioso, sicuramente da leggere.

Genere: romanzo di formazione