L’amore a due passi, di Catena Fiorello – pag. 300

È l’estate del 2010 e Roma è torrida e vuota. Orlando e Marilena, entrambi vedovi L'amore a due passi, di Catena Fiorello, su una spiaggia del Salentoe con i figli grandi e lontani, abitano a un paio di pianerottoli di distanza, mantenendo una cortese distanza nata quando ancora erano in vita i rispettivi coniugi. Eppure Orlando, da un po’ di tempo, sente un piacevole trasporto per la non più giovane ma ancora affascinante vicina. Un allarme impazzito, una nuora inglese, un’amica traditrice e un volantino accattivante saranno i semi da cui nascerà l’idea di trascorrere insieme una vacanza in Salento, scoprendo una terra meravigliosa e riscoprendo sentimenti che non hanno età.

Uscito nel 2016 per la Giunti Editore, il romanzo L’amore a due passi è anche una originale guida per conoscere le meraviglie della parte più meridionale della Puglia (dotato pure di cartina geografica in ultima pagina).

Il punto di forza del libro: la copertina, con due sdraio e il mare sullo sfondo, ben esprime la leggerezza del libro: un romanzo semplice, scritto in maniera fluida, leggibile, con frequenti cambi di punto di vista, da Orlando a Marilena, passando anche per altri personaggi secondari. Ma il vero punto di forza del libro è l’ambientazione, il Salento, che incanta con il suo barocco, le sue spiagge, gli ulivi antropomorfi, la luce abbacinante.

Perché L’amore a due passi è un libro da leggere: perché è un libro piacevole, senza la pretesa di essere per forza originale o spiazzante. Perché dopo tanti “young adult” e “new adult”, ci sta pure un libro che parli di “adult” e basta. Perché è scritto da un’autrice italiana, con un proprio stile ben riconoscibile. E perché racconta, con l’amore e lo stupore che ogni italiano dovrebbe avere, di luoghi meravigliosi della nostra Penisola.

L’amore a due passi un compagno ideale da portare sotto l’ombrellone, soprattutto se andate in Salento! 

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Genere: romanzo d’amore

Esercizi di memoria, di Andrea Camilleri

Dopo aver legato indissolubilmente il suo nome a quello di Salvo Montalbano, AndreaRaccolta di racconti di Camilleri, Esercizi di memoria Camilleri ci sorprende con Esercizi di memoria, una serie di storie raccolte da Isabella Dessalvi “sotto dettatura” dell’autore siciliano e, per tale motivo, scritte in italiano. E in un italiano così scorrevole, forte di una limpida ironia e di una quasi inconsapevole ricercatezza, da non far rimpiangere né il dialetto vigatese, né il famoso commissario.
Uscito per Rizzoli nel 2017, Esercizi di memoria si compone di 23 racconti, uno per ogni giorno delle vacanze agostane di Camilleri, mescolando le ceneri di Pirandello con l’isola di Eduardo De Filippo, uno zio coraggioso e una controversa spia maltese, un misterioso dramma surrealista e un tuffo “portafortuna”.

Il punto di forza del libro: è l’utilizzo perfetto che Camilleri fa delle parole, inanellate come perle nella collana del raccontare, e intervallate, per cinque volte (o sei, se si considera anche la copertina), dalle originali, e inedite, illustrazioni di Gipi, Alessandro Gottardo, Lorenzo Mattotti, Tullio Pericoli, Guido Scarabottolo e Olimpia Zagnoli.
Il risultato ricrea immagini vivide e reali, pezzi di mondo e di storia, sequenze di vita.

Perché è un libro da leggere: perché, pur se citato, non racconta del Commissario Montalbano, regalandoci un Andrea Camilleri inedito ai più; perché è scritto in un italiano splendido, frutto certamente delle capacità della “trascrittrice”, ma in primis della cristallina dialettica dell’autore. E perché dipinge un’Italia scomparsa, divorata, nel bene e nel male, dalla modernità e dal progresso.

La gatta che vedeva le streghe, di Stefania Conte

La gatta che vedeva le streghe è un romanzo del 2013 di Stefania Conte, già curatriceLibro La gatta che vedeva le streghe di Stefania Conte della collana “Gatti che…” per la Morganti Editore. La gatta del titolo è Zoe, una micia bianca e rossa che la protagonista, Ada Savorgnan, ha ereditato dalla nonna. In quanto psicologa per il Tribunale di Udine, Ada si vede affidata la perizia di Alice Covacich, arrestata per aver incendiato la pasticceria di Dolcino Dissapore. Alice ha trascorso tutta la sua giovinezza in un ospedale psichiatrico e, quando, per la donna, si profila l’ipotesi di un nuovo ricovero coatto in un istituto di cura, Ada la accoglie in casa sua. Alice ha più di una storia da raccontare, da quando, uscita dal manicomio, aveva fatto la pasticciera in Belgio per diciassette anni, a quando era tornata in Italia, per mettere a frutto la sua esperienza nel laboratorio di Dissapore. E ha anche un piccolo segreto, che la legherà per sempre ad Ada.

 Il punto di forza del libro: è Zoe, una gatta dotata di un magico fiuto per riconoscere le streghe, ma anche di una travolgente passione per la panna montata. Forse per il fatto di essere “opera prima” della Conte, il libro a volte è un po’ lento, a tratti verboso, con periodi ricchi e termini poco comuni. L’utilizzo di nomi evocativi per i suoi personaggi (come lo sleale pasticcere Dolcino Dissapore, il sincero panettiere Spezzalpane o l’apatico vicino di casa Mediocrino) ricorda comunque l’ottima letteratura di Roal Dahl. All’autrice va in ogni caso il merito di essersi messa in gioco e di aver saputo inserire qualche passaggio molto poetico, come quando fa dire ad Alice, nel momento in cui vengono trovati centodieci libri sotto il suo letto in manicomio: “Sono libri avuti in prestito dalla biblioteca dell’ospedale. I dottori me l’hanno permesso a patto che non li distruggessi. Nelle loro pagine ho messo a dormire la mia testa e la mia anima, per tenerle lontane dalla paura. Me le riprenderò quando mi dimetteranno. O prima di morire.” E poi, ad romanzo con protagonista un gatto, si perdonano tante cose.

 Perché leggere La gatta che vedeva le streghe: perché parla di gatti, e già questo sarebbe sufficiente. Ma anche perché è di una scrittrice italiana, e anche se non è un romanzo perfetto, è comunque un testo gradevole, che mescola felini, magia e ricette di dolci golosi. E, in fondo, pure perché l’utilizzo di qualche parola difficile, di qualche vocabolo desueto, di qualche sostantivo poco conosciuto, di sicuro male non fa.

Genere: romanzo fantasy

La casa di fronte al mare, di Vanessa Greene

La casa di fronte al mare è un romanzo rosa di Vanessa Greene, già conosciuta dalleLa casa di fronte al mare di Vanessa Greene lettrici italiane dopo Biscotti, dolcetti e una tazza di tè. Anche in questo libro romantico del 2014 (uscito in Italia per Newton Compton nel 2015) si parla di tè, o meglio di sale da tè. Come la sala da tè di Letty, il Seafront di Scarborough,  dove troviamo Kat, rimasta sola con il figlioletto Leo dopo che il padre del bimbo, Jake, li ha abbandonati. Il Seafront, con le profumate varietà di tè e i dolcetti di Letty è il luogo dove Kat recupera le energie e le speranze per assicurare un futuro sereno a suo figlio. Ed è la sala da tè dove approda Charlie, giornalista della rivista gastronomica Indulge, arrivata nello Yorkshire da Londra per far visita alla sorella. Le famose torte di Letty attirano al Seafront anche Seraphine, giovane ragazza alla pari arrivata in Inghilterra dalla Francia. E quando Charlie pensa di dedicare uno speciale inserto di Indulge alle sale da tè, la collaborazione con Kat e Seraphine nasce spontaneamente, così come è nata la loro amicizia.

Il punto di forza del libro: è la leggerezza e facilità con cui lo si legge. I paesaggi inglesi sono sempre un’ottima ambientazione per un libro che parla di amore e amicizia, e la Greene li sa usare con il suo stile semplice ma non banale.

Perché leggere La casa di fronte al mare: perché parla di donne, donne speciali nella loro normalità, eroine di tutti i giorni, che inseguono i loro sogni e si prendono la responsabilità delle loro scelte. E perché è un libro positivo e ottimista, una lettura piacevole e rilassante, adatta alle donne romantiche di tutte le età.

Genere: romanzo rosa

La banda della culla, di Francesca Fornario

“La banda della culla” è il primo romanzo di Francesca Fornario, esilarante autrice diCopertina libro La banda della culla, di Francesca Fornario satira per la radio e la televisione. Pubblicato nel 2015 da Einaudi, il libro incrocia la storia di sei personaggi, tre coppie che si trovano a fronteggiare la maternità. Claudia e Francesco sono due squattrinati studenti, incastrati in un farraginoso sistema universitario. Veronica e Camilla desiderano matrimonio e figli, ma sono nate nel Paese sbagliato. Giulia e Miguel sono alla soglia dei quarant’anni e sentono che il tempo a loro disposizione sta per scadere.

Il punto di forza del libro: in realtà sono due, ossia lo stile della Fornario, caustico, brillante, irriverente, maleducato, a volte spiazzante, e la storia, originale nella sua ordinarietà. La narrazione non è mai lineare, eppure è chiara e scorrevole. Il racconto apre a ogni capitolo un diverso seguito, un finale scontato e uno sorprendente, un cambiamento prevedibile e uno improbabile.

Perché leggere “La banda della culla”: perché è un libro maturo e intelligente, e lo è anche perché usa un vocabolario sanguigno e diretto. E perché racconta quello che tutti sanno, e cioè che la vita è assurda e ingiusta. Ma anche che ognuno di noi ha la possibilità di reagire e di provare a cambiare il mondo. E se non ci riuscirà, almeno, provandoci, “avrà cambiato un poco” sé stesso. E “questa, ecco, questa è una buona cosa da insegnare ai” propri “figli”.

Genere: romanzo umoristico

La verità, vi spiego, sull’amore, di Enrica Tesio

La verità, vi spiego, sull’amore, citazione di “La verità, vi prego, sull’amore” del poetaCopertina libro La verità vi spiego sull'amore, Enrica Tesio inglese Wystan Hugh Auden, è il primo romanzo di Enrica Tesio, già conosciuta per il suo blog. Pubblicato da Mondadori nel 2015, ha come protagonista Dora, trentacinque anni, due figli piccoli, un ex compagno, una grande amica e un gatto di nome Zora. Dora, alter ego della Tesio, si destreggia tra i figli e il lavoro, ancora quasi incredula di ritrovarsi sola.

Il punto di forza del libro: è la rara combinazione di portentosa comicità e delicata poesia, che vi farà ridere di gusto, ma anche commuovere fino alle lacrime. La Tesio sa parlare di amore in modo strabiliante, senza sdolcinature o immagini preconfezionate. Del suo amore sconfinato per i figli, di quello lacerato per il suo compagno, dell’amicizia autentica. E contemporaneamente sa essere tagliente e sardonica, sinceramente irruenta, ironicamente sboccata.

Perché leggere La verità, vi spiego, sull’amore: perché è come mettere il cuore sul carrellino delle montagne russe. L’autrice vi porterà su e giù, dalle spassose disavventure di Dora, ai rimpianti di un futuro perduto, dai graffianti dialoghi con Sara e con il “tato” Simone, alle meravigliose “lettere sulla maternità””. E sempre vi divertirete, sempre continuerete a leggere, quasi rammaricandovi di vedere scorrere troppo velocemente le pagine tra le mani. E perché, oltre che un libro da leggere, questo è un libro che va riletto e pure consigliato, per rimettere a fuoco le priorità, per sollevarsi il morale, per riportare tutto nella giusta prospettiva.

Quindi, perché non dare uno sguardo anche al blog della Tesio, Tiasmo?

Genere: romanzo umoristico

Il cuore selvatico del ginepro, di Vanessa Roggeri

Genere: romanzo di formazione

“Il cuore selvatico del ginepro” è un romanzo di Vanessa Roggeri, pubblicato nel 2013 per Garzanti. A Baghintos, paese (immaginario) nel cuore rurale della Sardegna del 1880, è la notte del 31Copertina Il cuore selvatico del ginepro, Vanessa Roggeri ottobre, la notte delle animeddas, la “notte delle anime”. Assunta Zara sta per dare alla luce il suo settimo figlio, dopo sei femmine, e la superstizione locale già attribuisce a quel bambino poteri sovrannaturali. Ma quando a nascere è una bambina, con già tutti i denti e un accenno di coda alla fine della spina dorsale, la sentenza della levatrice è inappellabile: quella bambina è una coga, una strega. Compito del padre, Severino, è sbarazzarsene, perché non porti sciagura sulla casa, ma il ricordo della sesta figlia, morta pochi giorni dopo la nascita, ferma la sua mano già armata. La neonata viene lasciata in cortile, sotto un temporale, sperando che il freddo e la pioggia portino a termine ciò che Severino non è riuscito a fare. Ma Lucia, dieci anni, la più grande delle sorelle Zara, salva la bambina, riaccogliendola in casa e dandole il nome di Iannetta. La paura della maledizione impedirà a questo punto al resto della famiglia di uccidere Iannetta, ma non di tentare, in ogni modo, di dimenticarsi di lei, ignorandola, a volte insultandola, sopportando la sua presenza come quella di un animale molesto.

Il punto di forza del libro: è il talento narrativo della Roggeri, che avvolge il lettore come una musica, accompagnandolo in tempi e luoghi sconosciuti ai più. L’autrice non ha bisogno di lunghe descrizioni, e nemmeno di tradurre la parole in sardo che affiorano qua e là (per quanto in fondo al libro sia presente un glossario). È come se la storia si raccontasse da sola, attraverso le parole dei personaggi, lo sferzare della pioggia e la ferocia del sole, mentre il paesaggio scorre sullo sfondo, vivido osservatore e, anche lui, attore.

Perché leggere Il cuore selvatico del ginepro: perché è un libro che parla di magie antiche, anche se la vera magia è aver scoperto una nuova autrice italiana così capace. Perché è un libro che parla d’amore, tra sorelle e non solo, e lo fa in modo semplice e pulito, senza affettazione o inutili rielaborazioni. E perché è un libro che parla della Sardegna, dei suoi chiaroscuri, delle sue tradizioni, del suo fascino innegabile (e quindi il mio consiglio è di leggere anche il secondo libro di Vanessa Roggeri, “Fiore di fulmine”).

L’amore è un difetto meraviglioso, di Graeme Simsion

Genere: romanzo d’amore

“L’amore è un difetto meraviglioso”, prima esperienza editoriale dello sceneggiatore australiano Graeme Simsion, è un romanzo che è diventato un caso editoriale prima ancora della sua uscitaCopertina L'amore è un difetto meraviglioso, Graeme Simsion ufficiale. Conteso da varie case editrici, e pubblicato in Italia da Longanesi a inizio 2013, ha come protagonista Don Tillman, professore di genetica dell’Università di Melbourne. Tillman ha basato la sua vita su un efficiente pragmatismo e, con le stesse regole con cui ha impostato vita quotidiana e lavoro, decide di trovare la moglie ideale. Dà vita pertanto al Progetto Moglie, tramite un questionario che sottopone a ogni donna di sua conoscenza, per scoprirne fin da subito abitudini e preferenze. Ma si rende presto conto che il Progetto Moglie è destinato a fallire, e non solo per la rigidità del questionario. Nella sua vita entra infatti Rosie, conosciuta tramite l’amico Gene, che lo coinvolge nella ricerca del suo padre biologico, mandando anche all’aria la routine di Don, a metà tra schizofrenia e disturbo ossessivo compulsivo.

Il punto di forza del libro: è la descrizione del carattere di Don, pratico, asettico, spesso cinico, ma al contempo ingenuo e geniale. La bravura di Simsion sta proprio nel presentare un personaggio atipico, quasi sconcertante, e renderlo simpatico. Inoltre, le citazioni mediche, le nevrosi e le fobie di Don rendono il romanzo molto realistico, quasi fosse una autobiografia.

Perché leggere L’amore è un difetto meraviglioso: perché è un libro originale e molto ben scritto, con una storia divertente e plausibile pur nella sua singolarità. Da più parti è stato parlato di questo libro come di un’opera d’arte: forse i grandi capolavori della letteratura sono altri, ma “L’amore è un difetto meraviglioso” è comunque un ottimo libro, un libro sicuramente da leggere.

Un cane di nome Nat, di Greg Kincaid

Genere: romanzo di formazione

“Un cane di nome Nat” è un libro di Greg Kincaid, uscito in Italia nel 2008 per la Sperling & Kupfer. Protagonista è George McGray, che vive con la moglie e il più piccolo dei cinque figli, Todd, inCopertina libro Un cane di nome Nat una fattoria nel Kansas. Todd ha vent’anni e una leggera disabilità, che non gli impedisce però di coltivare il suo grande amore per gli animali. Per questo, quando sente alla radio che il canile locale chiede di adottare un cane per le vacanze di Natale, decide di coinvolgere non solo la sua famiglia, ma tutto il paese.

Il punto di forza del libro: è la semplicità della storia, che è raccontata con grazia e pacatezza. Il libro, frutto di fantasia, nasce come un racconto, e pur revisionato per ricavarne un romanzo, ne conserva lo stile, rendendo la lettura molto veloce.

Perché leggere Un cane di nome Nat: perché dopo un libro sulla magia del Natale e uno sul potere taumaturgico degli animali, eccone uno che mescola i due elementi. E perché è un libro scorrevole, delicato, un romanzo leggero, che parla di buoni sentimenti.

Cleo, di Helen Brown

Genere: autobiografia

“Cleo” è il primo libro di Helen Brown, uscito in Australia a fine 2009 e nella traduzione italiana, per Edizioni Piemme, già nel 2010. Nell’estate neozelandese a cavallo tra il 1982 e il 1983, Sam, ilCleo figlio maggiore dell’autrice, sta per compiere nove anni. Come regalo chiede di avere la gattina più piccola e spelacchiata della nuova cucciolata della vicina. Ha deciso di chiamarla Cleo. Ma, dopo circa un mese, Sam muore, investito da un’auto sotto gli occhi del fratello più piccolo, Rob. Quando la vicina si presenta per consegnare Cleo, ormai svezzata, alla sua nuova famiglia, la Brown vorrebbe rifiutarsi di prendere il gatto, ma il sorriso che vede sul volto di Rob la convince a tenerlo. L’affascinante prepotenza e l’empatia che contraddistinguono ogni gatto fanno lentamente breccia nel cuore ferito dell’autrice. Il dolore per la morte di Sam non passerà mai completamente, ma, anche grazie a Cleo, nella vita della Brown e della sua famiglia ci sarà di nuovo posto per la felicità.

Il punto di forza del libro: è il calore, umano e felino, che irradia da questo libro. Speranza, ottimismo e un po’ di magia sono gli ingredienti che spronano a continuare nella lettura anche quando gli occhi sono così annebbiati di lacrime da non distinguere più le parole sulle pagine.

Perché leggere Cleo: perché sarebbe un romanzo splendido, se non fosse una storia vera e, proprio per questo, ancora più incantevole e coinvolgente. La Brown tocca i nervi scoperti del dolore e lo fa con una delicatezza e una poesia rare. E anche qui, come nel caso del gatto Bob, sorge il dubbio che una parte del merito di questo bellissimo libro vada alla “magica” gatta Cleo, una gatta che l’autrice definisce “sciamana”.

Il tredicesimo dono, di Joanne Huist Smith

Genere: autobiografia

“Il tredicesimo dono” nasce da una storia vera, quella di Joanne Huist Smith e dei suoi figli, Benjamin, Nicholas e Megan. Pubblicato nel 2014, racconta di quanto accaduto all’autrice nei dodiciIl tredicesimo dono giorni che precedettero il Natale del 1999, il primo Natale senza l’amato marito Rick, morto due mesi prima. Il 13 dicembre la Smith si sveglia in ritardo e, mentre freneticamente corre fuori di casa per prendere l’auto, quasi non si accorge di una pianta di poinsettia (la tradizionale Stella di Natale) che qualcuno ha lasciato fuori dalla porta. L’autrice tenta di ignorarla, così annientata dalla perdita del marito da non avere nemmeno la forza di affrontare il Natale, con tutto il suo bagaglio di gioia e ricordi. Ma a questo dono se ne aggiungeranno altri undici, ciascuno corredato da un biglietto che riprende la canzone “The twelve days of Christmas”. Ad ogni regalo, portato da anonimi benefattori di cui l’autrice e i figli tenteranno di scoprire l’identità, la famiglia inizia lentamente a riprendersi, a farsi coraggio, a sorridere ancora.

Il punto di forza del libro: è il suo essere una storia vera, una storia dolorosa (e quindi che vi farà piangere) ma anche ottimista e commovente (e sorriderete e poi piangerete ancora di più).

Perché leggere Il tredicesimo dono: perché è un libro carico di speranza, scritto molto bene (la Smith è una giornalista), semplice e scorrevole. Un libro che possono leggere tutti, o meglio, che dovrebbero leggere tutti.

Vita di Pi, di Yann Martel

Genere: romanzo d’avventura

“Vita di Pi” è un romanzo di Yann Martel, uscito in Canada del 2001 e arrivato in Italia l’anno seguente. Diventato famoso per lo spettacolare film che ne è stato tratto, diretto da Ang Lee, si presentaVita di Pi come la biografia di un naufrago, raccontata attraverso le parole di questi e le spiegazioni dell’autore. Piscine Molitor Patel, ribattezzatosi solo “Pi” per sfuggire alle canzonature dei compagni di scuola, ha sedici anni ed è figlio del direttore dello zoo di Pondicherry, in India. Quando suo padre decide di vendere buona parte degli animali a degli zoo americani e di emigrare in Canada, si imbarca con tutta la famiglia su un mercantile giapponese, per attraversare l’Oceano Pacifico. Ma, al largo delle Filippine, la nave affonda e Pi è l’unico a salvarsi. Più precisamente è l’unico umano, perché sulla scialuppa con lui ci sono una zebra, un orango, una iena e Richard Parker, una tigre del Bengala. Rimasti a contendersi il posto più in alto della catena alimentare, Pi e Richard Parker instaureranno un rapporto misto di timore, amicizia e rispetto e affronteranno insieme le paure del mare e dell’anima.

Il punto di forza del libro: è il modo poetico e, allo stesso tempo, avvincente con cui Martel narra questa storia. L’autore, nella finzione del romanzo, ci dice subito di aver scritto il libro dopo aver parlato con Pi Patel. Il naufrago non è quindi annegato, né finito nelle fauci di Richard Parker e il finale è pertanto noto (per quanto nelle ultime pagine del libro si nasconda qualcosa di inaspettato). Eppure Martel crea un romanzo d’avventura degno di Stevenson, London o Salgari, con precise spiegazioni sulle tecniche impiegate da Pi per sopravvivere alla fame, alla sete e a Richard Parker.

A ciò, l’autore aggiunge la poesia, le riflessioni sulla vita e sulla religione. Curioso è il fatto che il libro sia uscito ufficialmente l’11 settembre 2001. Quasi a voler ricordare ai propri lettori che una convivenza tra religioni e popoli diversi è possibile, Martel presenta Pi contemporaneamente come induista, cristiano e musulmano, un uomo innamorato di un Dio che è forza, amore e fratellanza.

Perché leggere Vita di Pi: perché, come i grandi romanzi d’avventura del passato, aiuta a crescere. Infonde coraggio, ottimismo, speranza. E non importa se l’adolescenza è finita da un pezzo. Questo è un libro che va letto, ad ogni età.


Il mio amico Nanuk, di Brando Quilici

Genere: romanzo di formazione

Il mio amico Nanuk, pubblicato da Sperling & Kupfer, è un libro del 2014 di Brando Quilici. Uscito appena un mese prima dell’omonimo film, racconta dell’amicizia che lega il quattordicenne LukeIl mio amico Nanuk a Nanuk, un orsetto polare. Quando infatti mamma orsa si spinge fino in città e viene catturata dai rangers, il suo cucciolo, rimasto solo, si rifugia nel garage della casa di Luke. Il ragazzo, dopo aver visto partire l’elicottero che riporta l’orsa a Cape Resolute, decide di riportare Nanuk alla madre e, rubata una slitta all’amico Muktuk, esperta guida meticcia, parte per un viaggio lungo e pericoloso verso nord. Durante il viaggio, in cui i due incontreranno orsi e sterne, balene e balenieri, gli insegnamenti del padre di Luke, scomparso con il suo aereo durante un’operazione di recupero nell’Artico, si riveleranno preziosi. Ma Luke e Nanuk capiranno presto che la loro sopravvivenza dipende soprattutto dalla loro amicizia.

Il punto di forza del libro: è la rara capacità di Brando Quilici di rendere emozionante e poetico un racconto che presenta necessarie descrizioni tecniche e che, pur se incentrato sul legame tra Luke e Nanuk, concede ampio spazio ai paesaggi artici, proprio come un documentario.

Perché leggere Il mio amico Nanuk: perché è la realizzazione di un progetto che Quilici ha voluto fortemente, riuscendo, grazie a talento e caparbietà, a creare contemporaneamente un ottimo libro e un grande film. E perché, una volta di più nella sua carriera, Brando Quilici dimostra di essere non solo un eccellente documentarista, ma anche un eccezionale narratore, e ciò indipendentemente (se non forse per una incolpevole eredità genetica) dalla parentela con il leggendario Folco.


Avrò cura di te, di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale

Genere: romanzo di formazione

“Avrò cura di te” è un libro del 2014, scritto a quattro mani da Massimo Gramellini e Chiara Gamberale. Nella finzione del romanzo epistolare, la Gamberale è Giò, insegnante trentaseienne, in crisiAvrò cura di te per la fine del proprio matrimonio. Una sera si ritrova a scrivere, senza nessuna pretesa di risposta, al proprio angelo custode, ma l’angelo (Filèmone, ossia Massimo Gramellini) le risponde veramente, iniziando un rapporto epistolare che insegnerà a Giò ad ascoltare gli altri ma, soprattutto, se stessa.

Il punto di forza del libro: è l’intreccio tra la scrittura leggera di Chiara Gamberale e quella elegante di Massimo Gramellini. La diversità negli stili dei due autori è perfettamente complementare e il libro risulta profondo e facile allo stesso tempo, frizzante e commovente.

Perché leggere Avrò cura di te: perchè, con parole semplici e un linguaggio nuovo, ripropone un concetto che non dovremmo mai dimenticare, un concetto che, per dirla con Antoine de Saint- Exupéry, “è molto semplice: non si vede bene che col cuore”.

A spasso con Bob, di James Bowen

Trailer in italiano del film tratto dal libro A spasso con Bob

A spasso con Bob, uscito in Italia per la Sperling & Kupfer nel 2012, è il racconto che James Bowen, un artista di strada con un passato da tossicodipendente, fa della sua vita dA spasso con Bobopo l’incontro con Bob, un gatto tigrato dal folto pelo rosso. La storia è vera, narrata in prima persona e suffragata da foto e video su Internet, ed inizia con Bowen che, avendo trovato il randagio, decide di curarne le ferite e sfamarlo, convinto che il gatto se ne andrà non appena starà meglio. Ma Bob non se ne va e, al contrario, decide di seguire James durante il lavoro che questi svolge per le strade di Londra, prima come musicista e poi come venditore della rivista Big Issue. Bob si farà presto benvolere da tutti, londinesi e turisti, fino a diventare il protagonista di questo libro e anche di un secondo, The world according to Bob.

Il punto di forza del libro: è Bob, un protagonista insolito ed originale, lontano da regole e stereotipi, anche da quelli sui gatti. Al punto da far dubitare che l’autore esageri, e che non sia tutto vero quello che racconta nel libro. Ma basta una capatina su Youtube per ritrovare il Bob che abbiamo conosciuto tra le pagine, docile e testardo, affettuoso ed indipendente, un gatto che, dopo aver salvato il suo padrone ed aver affascinato mezza Londra, ora si è guadagnato l’affetto di centinaia di migliaia di lettori.

Perché leggere A spasso con Bob: perché la storia è semplice eppure emozionante, scritta in modo diretto, fluente, intimo. Il racconto del passato travagliato di Bowen è privo di astio o recriminazioni. E il suo riscatto, grazie alla riabilitazione, al lavoro e, naturalmente, al gatto Bob, viene narrato con serena obiettività, senza nessun intento autocelebrativo. Il profondo legame che lega l’uomo e il gatto, un legame che Bowen ritiene legato al karma, riesce quindi ad emergere pienamente, incantando il lettore. Che il merito sia dell’intelligenza di James Bowen, della penna dell’editor Garry Jenkins o che ci sia di mezzo lo zampino karmico del gatto Bob, poco importa, perchè ciò che conta è che questo è un libro delizioso, sicuramente da leggere.

Genere: romanzo di formazione

La misura della felicità, di Gabrielle Zevin

Genere: romanzo di formazione

“La misura della felicità”, della scrittrice statunitense Gabrielle Zevin, è stato pubblicato in Italia nel 2014 da Editrice Nord. Il romanzo, come vuole anche il titolo originale, racconta della vita di A.J.La misura della felicità Fikry, proprietario dell’unica libreria della piccola Alice Island. Vedovo da poco e deluso dal suo lavoro, A.J. medita di vendere un libro raro, trovato per cinque dollari ad una liquidazione di beni, e vivere di rendita. Ma altri decidono per lui: prima il famoso libro scompare, e poi una bambina di due anni, Maya, viene abbandonata nella sua libreria, con solo un pupazzo dei Muppet, una borsa di pannolini ed un biglietto. Al contrario di quanto ci si sarebbe potuto aspettare dal cupo e scostante A.J., il libraio adotta Maya, riuscendo, grazie a lei, ad apprezzare nuovamente non solo i libri, ma anche le opportunità che il destino gli offre.

Il punto di forza del libro: è la fluidità narrativa della Zevin, capace di incantare il lettore con frasi semplici e perfette, ma anche con dialoghi arguti e descrizioni illuminanti. I pensieri dei protagonisti, così come la scritta all’ingresso della libreria (“Nessun uomo è un’isola; ogni libro è un mondo”, reinterpretazione del celeberrimo verso di John Donne), sono piccole perle di saggezza, che affiorano nel testo in modo leggero, mai saccente.

Perché leggere La misura della felicità: sicuramente non per il titolo italiano, che voleva probabilmente apparire furbo ed accattivante, ma che invece puzza un po’ di manuale di autoaiuto. Vi consiglio di leggere “La misura della felicità” perché è un libro che parla d’amore in modo originale, non stucchevole, non contorto. Amore per i libri e amore per le persone, amore per tutti quei piccoli, all’apparenza scontati, elementi che rendono la vita meravigliosa.

Vita dopo vita, di Kate Atkinson

Genere: romanzo di formazione

“Vita dopo vita”, uscito in Italia nel 2014, è il romanzo più recente di Kate Atkinson, scrittrice così apprezzata nel suo Paese d’origine da meritare il titolo di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico per meriti letterari. Il libro racconta la vita diVita dopo vita Ursula, che viene interrotta dal cordone ombelicale stretto intorno al collo al momento del parto e che poi, invece, straordinariamente ricomincia, in quanto la bambina, invece di morire soffocata, viene salvata dalle forbici del medico accorso al capezzale della madre. Quando ha quattro anni Ursula annega mentre è in vacanza in Cornovaglia, ma la sua vita inizia di nuovo: cordone ombelicale, forbici del dottore, spiaggia della Cornovaglia. Questa volta un villeggiante la ripesca dalle onde. A cinque anni esce da una finestra e scivola da un tetto in un volo mortale. E ancora tutto riparte: cordone ombelicale, forbici del dottore, villeggiante che la salva dalle onde e un piccolo dubbio, un brandello di premonizione, che la ferma davanti alla finestra aperta, giusto il tempo che basta a far sopraggiungere la sorella maggiore e la domestica. Gli incidenti e i nuovi inizi si susseguono, mentre Ursula, e l’Europa intera, si muovono tra gli orrori di due guerre mondiali.

Il punto di forza del libro: è il modo originale in cui è sviluppata l’idea narrativa. Le “sliding doors” di cinematografica memoria si aprono e si chiudono più e più volte, con la particolarità di far iniziare la storia ogni volta dall’inizio, o quasi, e con una narrazione sempre diversa. E ad ogni incipit cresce la consapevolezza di Ursula di poter (e dover) modificare il proprio destino e quello di chi le sta intorno, regalando anche al lettore la meravigliosa sensazione di poter cambiare il mondo.

Perché leggere Vita dopo vita: perché è un libro che porta a farsi delle domande, che ripropone continuamente la sterile ma atroce domanda “e se…?”. Un libro emozionante e complesso, a volte umanamente crudele. Un libro che richiede una sufficiente dose di maturità del lettore.