I giorni della Bastia è un libro che sorprende e, allo stesso tempo, infastidisce. Sorprende perché è scritto in modo eccellente, con uno stile che, senza offendere qualche purista della letteratura italiana, ricorda addirittura il Manzoni. E infastidisce perché, leggendolo, non ci si può non chiedere come mai questo testo non abbia avuto tutto il successo che merita. Difficile infatti che il libro, stampato dalle Grafiche Leoni nel 2018, sia conosciuto fuori dal territorio vicentino che ha dato i natali al suo autore, Luciano Cazzola, sebbene la storia raccontata, pur minore rispetto a più famose vicende medievali, abbia il giusto fascino per uscire dai confini provinciali. Siamo nel 1386 e il torrente Astico ha nuovamente rotto gli argini, allagando l’Alto Vicentino e seminando miseria tra i contadini. Vito, che ha undici anni e abita con la madre alle pendici della collina di Montecchio Precalcino, esce a pascolare le capre quando incontra nel bosco Jacopo, un crociato che, dopo vent’anni trascorsi in Terra Santa, tenta di tornare a casa. Intanto le signorie di Padova e di Verona tramano per contendersi il territorio, e proprio la scaligera Bastia, che svetta sulla collina di Montecchio, è elemento strategico di avvistamento e di difesa.
Il punto di forza del libro. Grande merito del Cazzola è aver svolto un attento lavoro di ricerca, per supportare storicamente le vicende narrate, anche se non è questo, per quanto meritevole, il punto di forza del libro. L’elemento di maggior valore de I giorni della Bastia è invece lo stile dell’autore, con una scrittura ricercata ma non pedante, ricca ma non leziosa, perfetta per ricreare atmosfere d’altri tempi. Il risultato è un ottimo romanzo storico, che riesce realmente a riportare in vita crociati e spie, preti ed eretici, nobili e popolani e il cui unico difetto è quello di essere troppo breve.
Perché leggere I giorni della Bastia: perché tratta di vicende minori nella Storia italiana, ma non per questo meno interessanti; perché il modo di scrivere di Cazzola ricrea atmosfere di manzoniana memoria; perché la narrazione è piacevole, lo stile pulito, il finale originale. E perché questo è un piccolo libro di pregio, sicuramente da consigliare, e non solo a chi abita in Veneto.
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