Camerata Neandertal, di Antonio Pennacchi

Genere: autobiografia

“Camerata Neandertal”, pubblicato nel 2014 da Baldini e Castoldi, è una perfetta fusione tra un romanzo umoristico e un’autobiografia. E non perché la vita di Antonio Pennacchi sia sempre stataCamerata Neandertal allegra o comica, ma perché l’autore ha saputo viverla (e raccontarla) in modo arguto ed intelligente. Partendo dall’episodio del ritrovamento al Circeo, nel 1939, di un cranio di uomo di Neandertal (da cui appunto il titolo), Pennacchi srotola il filo dei ricordi, e intreccia i propri a quelli dell’Agro Pontino, partendo dalle migrazioni dell’uomo preistorico, e arrivando, attraverso la Lega Latina, la fondazione di Roma, i Templari, il fascismo in Italia e la bonifica delle paludi pontine, alle proprie vicende personali, prima come giovane attivista di Msi e poi come operaio, sindacalista di Cgil, studente universitario e, infine, apprezzato scrittore (vincitore anche del premio Strega, nel 2010, con “Canale Mussolini”).

Il punto di forza del libro: è lo stile originale di Pennacchi, che mescola una ineccepibile cultura e conoscenza storica, con una scrittura spontanea ed immediata, estremamente godibile e facile da leggere. Ne risulta una sorta di dialogo tra amici, in cui l’autore orchestra domande e risposte, immergendo il lettore in uno spassoso botta e risposta che coinvolge non solo Pennacchi, vera e propria enciclopedia medica ambulante, ma anche la sua famiglia, i suoi amici, i protagonisti degli altri suoi libri e, addirittura, i suoi “morti”.

Perché leggere Camerata Neandertal: perché l’autore racconta fatti importanti, controversi o dolorosi, della storia d’Italia, attraverso le persone che quei fatti hanno vissuto. E lo fa in modo onesto e diretto, senza ergersi a giudice di comportamenti dettati da circostanze terribili come la Seconda Guerra Mondiale, ma pure senza concedere attenuanti dove non ce ne sono (come, ad esempio, lo scempio edilizio che ha deturpato Latina a partire dal 1945 fino al 2010). Un libro da leggere, per capire, per conoscere, ma anche per ridere un po’.

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