I tre giorni di Pompei, di Alberto Angela

Genere: saggio (storico)

“I tre giorni di Pompei”, libro di Alberto Angela uscito nel 2014 per Rizzoli, sta a metà tra un saggio e un romanzo storico. Il racconto dei fatidici “ultimi tre giorni di Pompei” si basa su precisi datiI tre giorni di Pompei storici e su famosi ritrovamenti archeologici, e ricostruisce puntualmente la vita di questa città (e della vicina Ercolano) così come si svolgeva nel 79 d.C.

Il punto di forza del libro: è la scelta di attenersi ai fatti accaduti e ai personaggi esistiti, nella giusta convinzione che possano rivelarsi per il lettore molto più appassionanti e interessanti della finzione letteraria. Di ogni abitante citato, Angela ripercorre la vita (e spesso la morte) così come gli scritti dell’epoca e i reperti ci raccontano. Se poi le certezze mancano, l’autore avanza caute e probabili ipotesi, proponendo parallelismi con episodi analoghi e motivando scientificamente ogni supposizione.

Perché leggere I tre giorni di Pompei: perché l’inconfondibile stile divulgativo di Alberto Angela fa di questo libro l’ulteriore riprova delle doti espositive dell’autore, unite, naturalmente, a competenze storiche, archeologiche e artistiche. La delicatezza, a volte la poesia, con cui Angela narra le ultime ore di vita di persone reali (non così diverse da noi come il tempo trascorso lascerebbe pensare) trasforma l’eccellente documentario in un testo di ottima letteratura.

E perché anche qui, come già detto per Quilici, è incoraggiante vedere come il successo di questo autore sia basato su capacità personali indiscutibili, che rendono questo libro (come già i precedenti) una lettura altamente consigliata.

La gatta che amava le acciughe, di Detlef Bluhm

Genere: saggio

“La gatta che amava le acciughe”, uscito nel 2007 in Italia per la Casa Editrice Corbaccio, è una raccolta di aneddoti sui gatti. Il suo autore, Detlef Bluhm, ha spulciato giornali e siti web, ricavandoneLa gatta che amava le acciughe notizie e curiosità sugli amati felini. Le ha poi riunite in un unico testo, verificandone la veridicità, nonché arricchendole con proprie conoscenze in materia ed esperienze personali.

Il punto di forza del libro: è il soggetto di questo simpatico libro, ossia il gatto. Che si imbarchi clandestinamente negli Stati Uniti per arrivare fino in Francia, che calchi le scene come un attore consumato, che scelga un’orsa come amica del cuore o che sia eletto Presidente dell’Ufficio per il Controllo dei Roditori, il gatto riesce sempre a conquistare un posto nella nostra vita e nel nostro cuore.

Perché leggere La gatta che amava le acciughe: perché alcuni aneddoti non sono solo sorprendenti, ma, come ci assicura Detlef Bluhm, anche sorprendentemente veri. E perché, anche se non é un romanzo, “La gatta che amava le acciughe” é un libro che si legge piacevolmente, ben scritto, ben argomentato e con una massiccia dose di amore e rispetto per il gatto, questo piccolo “capolavoro” (il copyright é di Leonardo da Vinci).

Che bello essere noi, di Lella Costa

Genere: saggio (umoristico)

“Che bello essere noi” è un libro di Lella Costa, uscito nel 2014 per Edizioni Piemme. Ma potrebbe benissimo essere la trasposizione sulla carta di uno dei suoi monologhi a teatro, tantoChe bello essere noi l’appassionante verve dell’attrice milanese trabocca dalle pagine. Con la scusa di parlare di “noi” (donne), l’autrice tocca vari temi del nostro vivere, in cui il comune denominatore è proprio la figura femminile.

Il punto di forza del libro: è lo stile inconfondibile della Costa, la sua sorprendente capacità di trattare temi difficili con ironia e leggerezza e riuscire poi, allo stesso tempo, a lasciare tracce pesanti nelle coscienze di chi l’ascolta. Che parli di politica, di violenza o di Sex and the City, la Costa è sempre spiazzante, arguta e oltremodo illuminante.

Perché leggere Che bello essere noi: perché sposta la polvere – e le macerie – che nascondono subdole e quotidiane sopraffazioni, perpetrate in nome del “così si fa” e del “così si dice”; perché non è un libro “contro gli uomini” bensì un libro contro la stupidità (di un comportamento, di un modo di dire, del nome dato a un giocattolo, di un film di pochi anni fa o di un personaggio della mitologia greca). E perché fa ridere, ma tanto, soprattutto quando la Costa smonta, frase per frase, alcune famose canzoni italiane e ne dimostra l’irritante ambiguità.

Della filosofia e dei gatti, di Federica Sgarbi

Genere: saggio

“Della filosofia e dei gatti”, di Federica Sgarbi, è uscito nel 2009 per Ugo Mursia Editore. È un libro un po’ atipico, un piccolo saggio, che mescola i gatti del canile di Ferrara con Kant, Schopenhauer,Della filosofia e dei gatti Pitagora e molti altri. Decisa a fare qualcosa per aiutare gli ospiti del gattile della sua città, l’autrice racconta dell’iniziativa da lei promossa: pubblicare sui giornali locali piccoli articoli, in poesia o in prosa, per presentare i gatti, che sono lì ospitati, a dei potenziali nuovi padroni (e mi si passi il termine, dal momento che stiamo parlando di gatti).

Il punto di forza del libro: è la facilità con cui la Sgarbi riesce ad accostare il pensiero profondo, e a volte complesso, di eruditi e filosofi, con le storie semplici, e purtroppo tristemente comuni, di gatti abbandonati. Ma anche la freschezza che permea tutto il libro, grazie ad originali aforismi (Non mi dispiace che il gatto rivendichi un proprio spazio. A patto che il suo spazio non sia il centro della mia schiena alle quattro del mattino – Maynard Good Stoddard), commenti di personaggi noti (Ho visto guarire più persone grazie alla compagnia di un gatto, di quanto non abbiano fatto tonnellate di medicine – Enzo Jannacci), battute divertenti (Uno scrittore senza un gatto é inconcepibile. Certo é una scelta perversa, perché sarebbe più semplice scrivere con un bufalo nella stanza, piuttosto che con un gatto. Si accucciano tra i vostri appunti, mordicchiano le penne e camminano sui tasti della macchina per scrivere – Barbara Holland) e pure conclusioni che fanno riflettere (Mentre non tutti coloro che abusano di un animale diventano serial killer, di fatto, qualsiasi serial killer ha precedentemente abusato di un animale – R. Lockwood).

Perché leggere Della filosofia e dei gatti: perché, così sospeso tra la cronaca di un gattile e le citazioni filosofiche, è un libro veloce e piacevole. Un libro che ci dimostra che anche attraverso l’amore per gli animali possiamo riscoprire il senso profondo della nostra umanità.

Storie ancora più strane, di Carlo Lucarelli

Genere: saggio

“Storie ancora più strane”, uscito nel 2014 per Skira Editore, è il naturale seguito di “Strane storie”, libro di Carlo Lucarelli del 2013. Come già nel primo, anche qui Lucarelli ci presenta venti storie,Storie ancora più strane storie diverse tra loro, con protagonisti più o meno famosi, ma che condividono tutte il fatto di essere incredibili e misteriose, rivoluzionarie o agghiaccianti, ma sempre, rigorosamente, vere.

Il punto di forza del libro: è la straordinaria capacità narrativa di Lucarelli, quasi un moderno trovatore, un incantatore, al punto che, una volta iniziato il libro, diventa difficile e quasi doloroso interromperne la lettura. Le storie scorrono fluide come in un racconto orale, in cui le parole e le frasi sembrano nascere indipendenti, senza regole o forma. Eppure la scrittura è stilisticamente perfetta, con l’originalità e la modernità proprie di Lucarelli.

Perché leggere Storie ancora più strane: perché le storie sono sorprendenti, alcune orribili, come quella del reverendo Jim Jones,  altre controverse, come quella della scuola McMartin, altre ancora ammirevoli, come quella di Jesse Owens. E perché qualsiasi storia, anche la più avvincente, diventa ancora più emozionante se a raccontarla è Carlo Lucarelli, uno dei maggiori narratori italiani.

Un’estate in Grecia, di Giuseppe Ciulla

“Un’estate in Grecia” è il resoconto, quasi un lungo articolo, che il giornalista Giuseppe Ciulla fa del suo viaggio nella penisola ellenica. Partendo da Milano, e usando solo auto, traghetti, treni edEstate in Grecia autobus, l’autore, nell’estate 2012, ha percorso 4000 km in giro per la Grecia, deciso a comprendere dall’interno questo Paese controverso, uno dei più colpiti dall’attuale crisi economica, ma anche quello più criticato, per i brogli nei bilanci nazionali.

Il punto di forza del libro: è l’idea stessa da cui nasce “Un’estate in Grecia”, ossia il viaggio inteso come protagonista, dove il desiderio di conoscere e di capire è il mezzo con cui farsi guidare dalle strade e dalle storie, e non il fine per avere conferma delle proprie idee precostituite.

Perché leggere Un’estate in Grecia: perché questo non è solo un libro, ma un piccolo tesoro.

Un tesoro da cui attingere parole, come philotimo, ossia quel sentimento che “spinge ad aiutare la gente e, allo stesso tempo, rende orgogliosi di farlo”: un sentimento che la storia vorrebbe esclusivamente greco, ma che dovrebbe essere internazionale.

Un tesoro da cui ricavare idee forti, come quella che l’autore riprende da una frase di Vaclav Havel, per cui l’Europa è “un luogo in cui le identità si addensano e le uniche alternative sono coabitare o farsi la guerra”: un’idea quasi spiazzante, ma che è più rivoluzionaria e portatrice di pace che non l’inattuabile tentativo di essere tutti uguali solo perché europei.

Un tesoro da cui farsi affascinare anche sul piano narrativo, perché il peregrinare dell’autore è raccontato in modo vivido ed appassionante, regalando al lettore un’esperienza quasi multisensoriale. Colori, odori, persino la calura soffocante del paesaggio greco schizzano fuori prepotentemente dalle pagine, impedendo una lettura frettolosa o indifferente. Il tecnicismo è lasciato ai politici e ai burocrati e nel libro non c’è retorica, né polemica, né furbi tentativi di proselitismo. Ciulla espone i fatti con la sua scrittura corposa e visuale, dimostrando di possedere, oltre ad indiscusse doti di giornalista, anche il potente carisma di un romanziere. Un libro che vi consiglio di leggere, con la testa, ma soprattutto con il cuore.

Genere: saggio

C’è qualcuno là fuori?, di Viviano Domenici e Margherita Hack

Genere: saggio

“C’è qualcuno là fuori?” è un saggio scritto da Viviano Domenici, storica penna del Corriere della Sera, e da Margherita Hack, la più famosa astrofisica italiana, e pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2013, pochi mesi dopo la scomparsa della suaC'è qualcuno là fuori co-autrice. Con ragionamenti logici, disegni ed immagini, il libro analizza buona parte delle teorie sull’esistenza della vita extraterrestre, da quelle più antiche, basate sull’osservazione degli astri, a quelle più moderne, focalizzate sull’interpretazione “in chiave aliena”, di quadri o reperti archeologici.

Il punto di forza del libro: è la semplicità e la facilità con cui lo si legge, nonostante sviluppi, con cognizione di causa ed ineccepibile conoscenza della materia, argomenti complessi quali l’astronomia, la fisica o la biologia. Domenici e la Hack, forse per la conoscenza reciproca, che li legava già dalla stesura di un precedente saggio, “Notte di stelle”, o forse per la cristallina intelligenza, che non può che diventare affinità elettiva, riescono a fondere le loro capacità, narrative e scientifiche, ottenendone un libro piacevole e addirittura veloce, nonostante le oltre 230 pagine.

Perché leggere C’è qualcuno là fuori?: perché il libro è anche molto divertente. I due autori hanno raccolto un gran numero di ipotesi relative all’esistenza degli alieni, e le hanno smontate una per una, non solo con l’evidenza scientifica, ma anche con leggerezza ed ironia. Senza volersi proclamare detentori di verità assolute, hanno semplicemente applicato la logica e la conoscenza (non solo di fisica e astronomia, ma anche di storia dell’arte o di archeologia) alla sequela di eclatanti rivelazioni sugli ufo che intasano librerie, siti Internet e trasmissioni televisive, con il solo scopo di trasmettere, per parafrasare Domenici, un po’ di “senso critico”, evitando così di “accettare senza batter ciglio soluzioni irrazionali”.