Se una notte d’inverno un gatto, di Denis O’ Connor

Se una notte d’inverno un gatto, piú che un romanzo, é una autobiografia, anche se la vitaSe una notte d'inverno un gatto di Denis C'Connor del piccolo protagonista, il micio Toby Jug, ha sicuramente qualcosa di romanzesco. Il narratore é Denis O’Connor, che nel 1966 é un giovane professore all’Alnwick College, nel Northumberland. Trasferitosi per lavoro nel caratteristico Owl Cottage, l’autore ne apprezza la posizione al limitare della foresta, in una campagna che si affaccia sul Mare del Nord. Una sera d’inverno, O’Connor sta ammirando dalla finestra di casa il paesaggio innevato, quando il lamento di un animale attira la sua attenzione. Uscito a controllare, trova un gatto imprigionato in una tagliola usata dai contadini per uccidere le volpi che fanno razzia di galline. Liberato il gatto, O’Connor torna in casa, ma dopo qualche ora si mette sulle sue tracce, seguendo la scia di sangue che l’animale ha lasciato sulla neve. Teme infatti che il micio non avrà speranze se non verrà curato. Lo trova facilmente, e insieme al gatto, che si rivela essere una micia, trova anche i suoi cuccioli, affamati e infreddoliti. La corsa dal veterinario del paese non sembra però sufficiente a salvarli, in quanto la madre è ferita gravemente e i gattini sono troppo piccoli per sopravvivere senza di lei, per cui verranno soppressi. Ma O’Connor fa scivolare uno dei piccoli nella tasca del cappotto e se lo porta a casa, deciso a opporsi al destino. Gli sforzi per svezzare il micino, ribattezzato Toby Jug perché, con il suo buffo comportamento, assomiglia alle omonime brocche inglesi, vengono premiati e Toby e Denis condivideranno molti anni e avventure insieme.

Il punto di forza del libro: é la quieta e piacevole lentezza con cui la storia del fragile micino si snoda pagina dopo pagina. L’autore arricchisce di particolari il suo racconto, immergendo il lettore in una conoscenza dettagliata del suo piccolo amico. E anche quando accade qualcosa di imprevisto, il colpo di scena è sempre attutito, circoscritto in una narrazione pacata e quasi sussurrata. Se una notte d’inverno un gatto non è quindi un libro per gli amanti dell’azione o del mistero, bensì per chi apprezza i rilassanti paesaggi inglesi e, ovviamente, i gatti.

Perché leggere Se una notte d’inverno un gatto: perchè è il libro che ogni gattofilo scriverebbe nel momento della scomparsa del suo amato compagno a quattro zampe. E anche perché O’Connor scrive in maniera molto accurata, ricercando le parole più adatte e riuscendo a ricreare le atmosfere ed le emozioni della vita trascorsa con il piccolo Toby Jug.

Genere: autobiografia

L’uomo a ventiquattro zampe, di Tom Cox

L’uomo a ventiquattro zampe, che dà il titolo al libro, è Tom Cox, critico musicale per ilUomo a ventiquattro zampe, Sette vite con i gatti, Tom Cox quotidiano inglese “The Guardian” e gattofilo impenitente. Benché sostenga che sono “tante” le cose che non farebbe in nome della gattofilia (vedi pag. 198), in realtà è evidente come egli adori i suoi gatti, arrivando a perdonare loro anche le marachelle più diaboliche. Difficile però dargli torto. Buffi e divertenti, scaltri e intelligenti, ma anche ridicolmente goffi e tremendamente prevedibili, i gatti hanno sempre arricchito e migliorato la vita dell’autore, tanto che il sottotitolo è proprio Sette vite con i gatti.

Uscito per Rizzoli nel 2008, il libro è la professione d’amore di Cox verso i gatti, dalla leggendaria Puss al fascinoso Ralph, passando per il dispotico Orso e l’ammaliatrice Bootsy.

Il punto di forza del libro: è, ovviamente, la presenza dei gatti, unita allo humour inglese con cui Cox ne racconta le vicende. Uno humour che a volte appare un po’ distante dalla comicità italiana, e che pertanto va apprezzato per la sua connotazione molto british. Ne risulta un libro piacevole, discorsivo, una sorta di lungo diario in cui l’autore racconta i suoi viaggi in auto e le visite dal veterinario, i numerosi traslochi e i lavori di ristrutturazione al fine di rendere ogni nuova casa a misura di gatto.

Perché leggere L’uomo a ventiquattro zampe – Sette vite con i gatti: perché è un libro che parla di gatti, e, come ho già scritto per altri libri, questo potrebbe essere di per sé un motivo sufficiente. Ma anche perché l’autore riesce a raccontare i gatti in maniera originale, soprattutto quando stila (in tre parti, all’interno del libro) il “dizionario felino“. Un dizionario che vale sia per gatti inglesi che italiani, considerando gli identici comportamenti dei mici al di là e al di qua della Manica. Del resto, chi, tra coloro che condividono vita e casa con un gatto, non si è mai chiesto come questi possa “rannicchiare le zampe, la testa e il tronco in uno spazio che misura un quarto della sua normale massa corporea“?

Genere: autobiografia

La gatta che vedeva le streghe, di Stefania Conte

La gatta che vedeva le streghe è un romanzo del 2013 di Stefania Conte, già curatriceLibro La gatta che vedeva le streghe di Stefania Conte della collana “Gatti che…” per la Morganti Editore. La gatta del titolo è Zoe, una micia bianca e rossa che la protagonista, Ada Savorgnan, ha ereditato dalla nonna. In quanto psicologa per il Tribunale di Udine, Ada si vede affidata la perizia di Alice Covacich, arrestata per aver incendiato la pasticceria di Dolcino Dissapore. Alice ha trascorso tutta la sua giovinezza in un ospedale psichiatrico e, quando, per la donna, si profila l’ipotesi di un nuovo ricovero coatto in un istituto di cura, Ada la accoglie in casa sua. Alice ha più di una storia da raccontare, da quando, uscita dal manicomio, aveva fatto la pasticciera in Belgio per diciassette anni, a quando era tornata in Italia, per mettere a frutto la sua esperienza nel laboratorio di Dissapore. E ha anche un piccolo segreto, che la legherà per sempre ad Ada.

 Il punto di forza del libro: è Zoe, una gatta dotata di un magico fiuto per riconoscere le streghe, ma anche di una travolgente passione per la panna montata. Forse per il fatto di essere “opera prima” della Conte, il libro a volte è un po’ lento, a tratti verboso, con periodi ricchi e termini poco comuni. L’utilizzo di nomi evocativi per i suoi personaggi (come lo sleale pasticcere Dolcino Dissapore, il sincero panettiere Spezzalpane o l’apatico vicino di casa Mediocrino) ricorda comunque l’ottima letteratura di Roal Dahl. All’autrice va in ogni caso il merito di essersi messa in gioco e di aver saputo inserire qualche passaggio molto poetico, come quando fa dire ad Alice, nel momento in cui vengono trovati centodieci libri sotto il suo letto in manicomio: “Sono libri avuti in prestito dalla biblioteca dell’ospedale. I dottori me l’hanno permesso a patto che non li distruggessi. Nelle loro pagine ho messo a dormire la mia testa e la mia anima, per tenerle lontane dalla paura. Me le riprenderò quando mi dimetteranno. O prima di morire.” E poi, ad romanzo con protagonista un gatto, si perdonano tante cose.

 Perché leggere La gatta che vedeva le streghe: perché parla di gatti, e già questo sarebbe sufficiente. Ma anche perché è di una scrittrice italiana, e anche se non è un romanzo perfetto, è comunque un testo gradevole, che mescola felini, magia e ricette di dolci golosi. E, in fondo, pure perché l’utilizzo di qualche parola difficile, di qualche vocabolo desueto, di qualche sostantivo poco conosciuto, di sicuro male non fa.

Genere: romanzo fantasy

Cani, gatti e coccole, di Serge Ciccotti e Nicolas Guéguen

Cani, gatti e coccole è un libro di Serge Ciccotti e Nicolas Guéguen, due psicologi eCani gatti e coccole, di Serge Ciccotti e Nicolas Guéguen ricercatori francesi. Uscito in Italia nel 2011 per la Franco Angeli Edizioni, si presenta come un saggio sugli animali domestici, cani e gatti in primis, proponendosi di rispondere, grazie all’evidenza scientifica di studi, esperimenti e ricerche, alle domande più classiche sul rapporto con i nostri amici a quattrozampe. Si scopre così, ad esempio, se il gatto si affeziona più alla casa o al padrone, se chi possiede un cane è più in salute di chi non ha nemmeno un pesce rosso, se i proprietari di cani sono più attraenti, se avere un gatto diminuisce il rischio di allergie, se i bambini che crescono con un animale in casa diventano più intelligenti, socievoli ed empatici di chi un animale lo vede solo sullo schermo, se introdurre animali da compagnia nelle carceri riduce il tasso di recidive, e molto altro ancora.

Il punto di forza del libro. La competenza e la professionalità di Ciccotti e Guéguen, unite all’ottima traduzione di Renzo Ardiccioni, sono indiscutibili punti di forza. E lo sono pure il tono leggero e lo stile discorsivo con cui sono presentate anche le ricerche più minuziose. Ma altrettanto importante per questo libro è la copertina di Elena Pellegrini, con buffi cagnolini e deliziosi gattini stilizzati. Perché è vero che un libro si legge per il suo contenuto. Ma sono spesso una copertina particolare o un titolo accattivante che invitano il lettore a prenderlo dallo scaffale.

Perché leggere Cani, gatti e coccole: perché, ben nascosto sotto una lettura piacevole e veloce, sorprendente e spiritosa, si scopre un serio e rigoroso saggio di psicologia (come dimostrano le tredici pagine di bibliografia alla fine del testo). E proprio per questo il libro assume ancora più valore. Dai romanzi basati su vicende realmente accadute o dalle raccolte di notizie e curiosità prese da Internet e giornali, come pure da esperienze personali, sappiamo quanto cani e gatti siano preziosi compagni della nostra vita. Cani, gatti e coccole conferma l’aneddottica con l’analisi, le “leggende metropolitane” con gli esperimenti scientifici, conferendo solida razionalità alla nostra istintiva passione per i cani, i gatti, ma anche per cavalli, coniglietti, criceti, delfini, scimmie cappuccine,…

Genere: saggio

Il gatto del ristorante cinese, di Giorgio Celli

Il gatto del ristorante cinese, romanzo di Giorgio Celli uscito nel 2007, appartiene allaIl gatto del ristorante cinese, libro giallo di Giorgio Celli collana Gattingiallo di Morganti Editore. E proprio un giallo è quello che deve risolvere il commissario di polizia Angelo Michielucci quando viene ritrovato in un vicolo di Bologna il cadavere di Lucio Portinari. Portinari si era presentato qualche tempo prima al ristorante cinese di Kuo come un benefattore, proponendogli un’idea innovativa per portare nuovi clienti nel locale. A Rho, il gatto siamese di Kuo, il misterioso filantropo non era piaciuto, e aveva cercato a suo modo di avvertire il padrone. Quando poi il comportamento ambiguo di Portinari aveva coinvolto anche Demostene, proprietario del ristorante dall’altra parte della strada, ecco che qualcuno aveva deciso di mettere fine ai maneggi dell’equivoco soggetto.

Il punto di forza del libro: verrebbe da dire “i gatti“, che sono protagonisti di questo e di molti altri libri dell’entomologo Celli. Ma sarebbe togliere merito all’autore, che, indipendentemente dal gatto Rho, ha saputo creare una storia originale. Tra le strade di una Bologna che resta in penombra, si muovono personaggi vividi, a volte irritanti, spesso commoventi, che l’autore fa abilmente vivere con brevi dialoghi, con descrizioni appena accennate.

Perché leggere Il gatto del ristorante cinese: perché è un libro giallo con una trama semplice eppure avvincente, e perché è un romanzo veloce, piacevole, da leggere in treno o in autobus, mentre scorci di Italia scorrono fuori dal finestrino. E anche perché, ad aiutare il commissario Michielucci nell’indagine, c’è un affascinante gatto siamese, e pure questo non è un motivo trascurabile per una recensione positiva.

Genere: romanzo giallo

Il gatto che aggiustava i cuori, di Rachel Wells

“Il gatto che aggiustava i cuori” è il romanzo d’esordio di Rachel Wells, uscito inCopertina libro Il gatto che aggiustava i cuori, di Rachel Wells versione originale nel 2014 e tradotto in italiano, per Garzanti, già l’anno seguente. Raccontato in prima persona dal gatto Alfie, narra le peripezie del coraggioso micio dopo la sua fuga da casa. La sua anziana padrona è morta e gli eredi vogliono portarlo al gattile. Ma il gattile è considerato dalla comunità felina come il “braccio della morte” e Alfie preferisce diventare un gatto di strada, piuttosto che finire laggiù. Girovagando per Londra, arriva a Edgar Road, via che esiste veramente, ma il cui nome ricorda comunque il famoso maggiordomo degli Aristogatti. Da gatto di strada, Alfie si converte a “gatto dei portoni”, frequentando quattro case diverse per non correre di nuovo il rischio di perdere il suo unico padrone. I proprietari delle quattro case si sono tutti trasferiti in Edgar Road da poco, e accolgono il gatto in modo differente, chi con affetto, chi con indifferenza, chi addirittura con paura. Ma Alfie, da buon gatto “sciamano“, riuscirà a conquistare i cuori di tutti.

Il punto di forza del libro: é la dolcezza con cui la Wells racconta le avventure di Alfie e degli abitanti delle quattro case di Edgar Road. “Il gatto che aggiustava i cuori” mette insieme l’amore per i gatti e i buoni sentimenti, per donne romantiche di tutte le età.

Perché leggere Il gatto che aggiustava i cuori: perché ha tutti gli elementi (stile, protagonisti, ambientazione) di un buon romanzo rosa, nonostante qualche errore dovuto all’editing italiano (tipo “ha quel punto ne ho avuto la certezza” a pagina 302). E perché quando c’è di mezzo un gatto, tutto inizia a fare le fusa.

Genere: romanzo damore

All’inseguimento del gatto perduto, di Caroline Paul

“All’inseguimento del gatto perduto” è il racconto di una vicenda realmente accaduta aCopertina libro All'inseguimento del gatto perduto, di Caroline Paul Tibia (detto Tibby), uno dei gatti di Caroline Paul, l’autrice. Uscito in Italia nel 2013 per la Adriano Salani Editore, il libro alterna il resoconto della sparizione del gatto Tibby con originali e divertenti illustrazioni. Tibby è un tranquillo e timido micio tigrato, anche un po’ troppo timido per essere una tigre in miniatura (i genetisti hanno scoperto che gatti e tigri condividono circa il 96% del DNA). Ma un giorno Tibby, contrariamente alle sue abitudini, non rientra a casa. La Paul è convinta che sia stato rapito, o peggio, ma quando, dopo qualche tempo, lo vede ritornare, felice e pasciuto, non sa darsi pace. É possibile che il pauroso e insicuro Tibby si sia allontanato di sua spontanea volontà? La Paul si arma di rilevatore GPS, mappe e macchina fotografica, decisa a scoprire dove vada Tibby quando sparisce per qualche giorno.

Il punto di forza del libro: è la passione per i gatti. L’autrice confessa fin da subito di amarli alla follia, e infatti un po’ di follia c’è di sicuro nel suo tentativo di mappare il girovagare di Tibby. Ma è una pazzia innocua e anche un po’ buffa, spinta dall’amore verso il suo gatto e dal timore di perderlo.

Perché leggere All’inseguimento del gatto perduto: perché è un libro facile, leggero, adatto a lettori di tutte le età. E perché è un libro che parla di gatti, e gli appassionati di libri (e pure Youtube) adorano i gatti.

Il potere del miao, di Marina Mander

“Il potere del miao”, pubblicato da Mondadori nel 2015, è un piccolo saggio di Marina Mander. Totalmente incentrato sul rapporto che lega l’autrice ai suoi gatti, mescola spezzoni di vita, riflessioniCopertina Il potere del miao, di Marina Mander filosofiche e sottile umorismo, seguendo un filo non cronologico ma felinamente logico.

Il punto di forza del libro: è il modo che ha la Mander di saltare, come solo un elegante felino può fare, da un argomento all’altro, da un gatto all’altro. Ogni tanto l’autrice fa un riferimento alla sua vita, cita un personaggio famoso, racconta un’esperienza vissuta, ma sempre con grazia, spesso solo con delicati accenni, che non aprono mai troppo la porta ai rimpianti o ai rancori.

Perché leggere Il potere del miao: perché sta a metà tra un saggio e un romanzo, e di entrambi prende le parti migliori. E perché è un libro d’amore, amore per i gatti certo, ma amore soprattutto per la vita.

Genere: saggio

La gatta che amava le acciughe, di Detlef Bluhm

Genere: saggio

“La gatta che amava le acciughe”, uscito nel 2007 in Italia per la Casa Editrice Corbaccio, è una raccolta di aneddoti sui gatti. Il suo autore, Detlef Bluhm, ha spulciato giornali e siti web, ricavandoneLa gatta che amava le acciughe notizie e curiosità sugli amati felini. Le ha poi riunite in un unico testo, verificandone la veridicità, nonché arricchendole con proprie conoscenze in materia ed esperienze personali.

Il punto di forza del libro: è il soggetto di questo simpatico libro, ossia il gatto. Che si imbarchi clandestinamente negli Stati Uniti per arrivare fino in Francia, che calchi le scene come un attore consumato, che scelga un’orsa come amica del cuore o che sia eletto Presidente dell’Ufficio per il Controllo dei Roditori, il gatto riesce sempre a conquistare un posto nella nostra vita e nel nostro cuore.

Perché leggere La gatta che amava le acciughe: perché alcuni aneddoti non sono solo sorprendenti, ma, come ci assicura Detlef Bluhm, anche sorprendentemente veri. E perché, anche se non é un romanzo, “La gatta che amava le acciughe” é un libro che si legge piacevolmente, ben scritto, ben argomentato e con una massiccia dose di amore e rispetto per il gatto, questo piccolo “capolavoro” (il copyright é di Leonardo da Vinci).

Cleo, di Helen Brown

Genere: autobiografia

“Cleo” è il primo libro di Helen Brown, uscito in Australia a fine 2009 e nella traduzione italiana, per Edizioni Piemme, già nel 2010. Nell’estate neozelandese a cavallo tra il 1982 e il 1983, Sam, ilCleo figlio maggiore dell’autrice, sta per compiere nove anni. Come regalo chiede di avere la gattina più piccola e spelacchiata della nuova cucciolata della vicina. Ha deciso di chiamarla Cleo. Ma, dopo circa un mese, Sam muore, investito da un’auto sotto gli occhi del fratello più piccolo, Rob. Quando la vicina si presenta per consegnare Cleo, ormai svezzata, alla sua nuova famiglia, la Brown vorrebbe rifiutarsi di prendere il gatto, ma il sorriso che vede sul volto di Rob la convince a tenerlo. L’affascinante prepotenza e l’empatia che contraddistinguono ogni gatto fanno lentamente breccia nel cuore ferito dell’autrice. Il dolore per la morte di Sam non passerà mai completamente, ma, anche grazie a Cleo, nella vita della Brown e della sua famiglia ci sarà di nuovo posto per la felicità.

Il punto di forza del libro: è il calore, umano e felino, che irradia da questo libro. Speranza, ottimismo e un po’ di magia sono gli ingredienti che spronano a continuare nella lettura anche quando gli occhi sono così annebbiati di lacrime da non distinguere più le parole sulle pagine.

Perché leggere Cleo: perché sarebbe un romanzo splendido, se non fosse una storia vera e, proprio per questo, ancora più incantevole e coinvolgente. La Brown tocca i nervi scoperti del dolore e lo fa con una delicatezza e una poesia rare. E anche qui, come nel caso del gatto Bob, sorge il dubbio che una parte del merito di questo bellissimo libro vada alla “magica” gatta Cleo, una gatta che l’autrice definisce “sciamana”.

Della filosofia e dei gatti, di Federica Sgarbi

Genere: saggio

“Della filosofia e dei gatti”, di Federica Sgarbi, è uscito nel 2009 per Ugo Mursia Editore. È un libro un po’ atipico, un piccolo saggio, che mescola i gatti del canile di Ferrara con Kant, Schopenhauer,Della filosofia e dei gatti Pitagora e molti altri. Decisa a fare qualcosa per aiutare gli ospiti del gattile della sua città, l’autrice racconta dell’iniziativa da lei promossa: pubblicare sui giornali locali piccoli articoli, in poesia o in prosa, per presentare i gatti, che sono lì ospitati, a dei potenziali nuovi padroni (e mi si passi il termine, dal momento che stiamo parlando di gatti).

Il punto di forza del libro: è la facilità con cui la Sgarbi riesce ad accostare il pensiero profondo, e a volte complesso, di eruditi e filosofi, con le storie semplici, e purtroppo tristemente comuni, di gatti abbandonati. Ma anche la freschezza che permea tutto il libro, grazie ad originali aforismi (Non mi dispiace che il gatto rivendichi un proprio spazio. A patto che il suo spazio non sia il centro della mia schiena alle quattro del mattino – Maynard Good Stoddard), commenti di personaggi noti (Ho visto guarire più persone grazie alla compagnia di un gatto, di quanto non abbiano fatto tonnellate di medicine – Enzo Jannacci), battute divertenti (Uno scrittore senza un gatto é inconcepibile. Certo é una scelta perversa, perché sarebbe più semplice scrivere con un bufalo nella stanza, piuttosto che con un gatto. Si accucciano tra i vostri appunti, mordicchiano le penne e camminano sui tasti della macchina per scrivere – Barbara Holland) e pure conclusioni che fanno riflettere (Mentre non tutti coloro che abusano di un animale diventano serial killer, di fatto, qualsiasi serial killer ha precedentemente abusato di un animale – R. Lockwood).

Perché leggere Della filosofia e dei gatti: perché, così sospeso tra la cronaca di un gattile e le citazioni filosofiche, è un libro veloce e piacevole. Un libro che ci dimostra che anche attraverso l’amore per gli animali possiamo riscoprire il senso profondo della nostra umanità.

A spasso con Bob, di James Bowen

Trailer in italiano del film tratto dal libro A spasso con Bob

A spasso con Bob, uscito in Italia per la Sperling & Kupfer nel 2012, è il racconto che James Bowen, un artista di strada con un passato da tossicodipendente, fa della sua vita dA spasso con Bobopo l’incontro con Bob, un gatto tigrato dal folto pelo rosso. La storia è vera, narrata in prima persona e suffragata da foto e video su Internet, ed inizia con Bowen che, avendo trovato il randagio, decide di curarne le ferite e sfamarlo, convinto che il gatto se ne andrà non appena starà meglio. Ma Bob non se ne va e, al contrario, decide di seguire James durante il lavoro che questi svolge per le strade di Londra, prima come musicista e poi come venditore della rivista Big Issue. Bob si farà presto benvolere da tutti, londinesi e turisti, fino a diventare il protagonista di questo libro e anche di un secondo, The world according to Bob.

Il punto di forza del libro: è Bob, un protagonista insolito ed originale, lontano da regole e stereotipi, anche da quelli sui gatti. Al punto da far dubitare che l’autore esageri, e che non sia tutto vero quello che racconta nel libro. Ma basta una capatina su Youtube per ritrovare il Bob che abbiamo conosciuto tra le pagine, docile e testardo, affettuoso ed indipendente, un gatto che, dopo aver salvato il suo padrone ed aver affascinato mezza Londra, ora si è guadagnato l’affetto di centinaia di migliaia di lettori.

Perché leggere A spasso con Bob: perché la storia è semplice eppure emozionante, scritta in modo diretto, fluente, intimo. Il racconto del passato travagliato di Bowen è privo di astio o recriminazioni. E il suo riscatto, grazie alla riabilitazione, al lavoro e, naturalmente, al gatto Bob, viene narrato con serena obiettività, senza nessun intento autocelebrativo. Il profondo legame che lega l’uomo e il gatto, un legame che Bowen ritiene legato al karma, riesce quindi ad emergere pienamente, incantando il lettore. Che il merito sia dell’intelligenza di James Bowen, della penna dell’editor Garry Jenkins o che ci sia di mezzo lo zampino karmico del gatto Bob, poco importa, perchè ciò che conta è che questo è un libro delizioso, sicuramente da leggere.

Genere: romanzo di formazione