La spia del Doge, di Loredan – pag. 272

La spia del Doge mi è capitato in mano per caso, mentre gironzolavo tra gli scaffali di una biblioteca. Copertina romanzo La Spia del Doge, di LoredanEd è infatti un libro di cui non avevo mai sentito parlare, uscito in Francia nel 2008 e in Italia, per la Newton Compton, nel 2011, ma il titolo, e ancora di più il sottotitolo (Leonora e i misteri di Venezia) mi hanno subito attirato, forti dell’innegabile fascino della Serenissima. Protagonista è Leonora Agnela (sì, proprio Agnela) Immacolata, una giovane orfana abbandonata dalla famiglia al Convento delle Orsoline di Vicenza e improvvisamente riammessa in famiglia quando, nell’inverno del 1762, suo padre, il patrizio veneziano Cesare dalla Frascada, la richiama a Venezia. Leonora scopre quindi non solo di essere di famiglia nobile, ma anche che il padre, nella sua scalata alla carica di Doge, la vuole dare in sposa ad uno dei figli di Alvise Mocenigo, potentissimo senatore che può favorire la sua elezione. Ma le nozze non si faranno mai, perché Cesare dalla Frascada viene arrestato e portato ai Piombi e nessuno, tra la matrigna e i fratellastri appena conosciuti, ha intenzione di fare qualcosa per tirarlo fuori di lì. Leonora, aiutata dal precettore francese Monsieur de Rofinac, e da Flaminio dell’Oio, un cortesan che si dimostrerà meno cinico di quanto vuole dare a intendere, cercherà quindi di scagionare il padre, scoprendo segreti che riguardano sia la città lagunare, che la sua stessa famiglia.

Il punto di forza del libro: Venezia è una protagonista di troppo fascino e altrettanta invadenza per non essere il motivo principale per leggere questo libro: i suoi palazzi, i suoi canali, ma anche la struttura sociale che sosteneva la Serenissima, le consuetudini, le tradizioni, come il famoso Carnevale, dove una maschera sul viso permetteva di concedersi svaghi che in altri momenti dell’anno erano vietati.

Perché leggere La spia del Doge: Non certo per la copertina, dove c’è sicuramente qualcosa che stona, né per lo pseudonimo dell’autore, e non per lo pseudonimo in sé, ma proprio perché non vedo la necessità, ai giorni nostri, di usarne uno. Sicuramente perché il libro è piacevole, anche se a volte pare “attorcigliarsi” intorno a una trama che rischia di mettere in difficoltà il lettore. Perché è ambientato a Venezia, ma questo è scontato. Sicuramente perché ti fa venir voglia di tornare a viaggiare, di prendere un treno o un aereo e rituffarti nelle calli, scoprire nuovi campi, farti di nuovo rapire dalla magia di Venezia.

Genere: romanzo storico

Il labirinto occulto, di Luca Filippi

“Il labirinto occulto” è un romanzo storico, o meglio un noir storico, edito da una piccolaCopertina libro Il labirinto occulto, Luca Filippi e giovane casa editrice, la Leone Editore. L’autore, Luca Filippi, è laureato in Medicina, scienza che gli è stata preziosa per creare il suo protagonista, Tiberio di Castro. Siamo nel 1503 e Tiberio è speziale allo Spedale di Gorizia. In realtà le avventure di Tiberio di Castro iniziano nel dicembre del 1499, a Roma, dove è medico di fiducia del cardinale Farnese (“L’arcano della papessa. Intrigo alla corte dei Borgia”) e continuano nel 1500, quando lo speziale viene coinvolto negli intrighi di Caterina Sforza (“Sangue giudeo”). In questo terzo romanzo, Tiberio viene incaricato di indagare sulla morte sospetta di un mercante di libri, Janus de Visser. Ma presto viene lui stesso accusato di omicidio, dopo il ritrovamento del cadavere di un legato della corte d’Asburgo che doveva acquistare un misterioso manoscritto proprio dal De Visser. Isabella, figlia di Janus, lo aiuta a fuggire di prigione, grazie all’aiuto di un ambiguo monaco, Jean Christophe. Inseguiti dal bargello di Gorizia e dall’infido cardinale Guillaume Lafonte, cercheranno di risolvere insieme l’enigma che sta dietro i due omicidi.

Il punto di forza del libro: è l’originale connotazione storica, magistralmente ricostruita da Filippi. Gorizia e Venezia degli inizi del sedicesimo secolo diventano anche loro protagoniste di questo romanzo, grazie alle curate, ma mai noiose, descrizioni dell’autore. Le conoscenze mediche di Filippi, poi, rendono ancora più realistica e interessante la figura di Tiberio, un nuovo investigatore del passato che mescola intuito e scienza.

Perché leggere questo libro: perché è un libro che mette insieme personaggi reali e immaginari, creando un racconto storicamente valido e narrativamente avvincente. È un piacere seguire Tiberio nelle sue peripezie, assistendolo mentre mette in pratica le sue conoscenze mediche per curare poveri e potenti, per smascherare assassini o per svelare misteri (come quello del “divoratore di sudari“). E perché è un romanzo storico ambientato in Italia e scritto pure da un bravissimo autore italiano.

Genere: romanzo storico (giallo)

Lo schiavo di Roma, di Steven Saylor

“Lo schiavo di Roma” è il secondo capitolo della saga di Gordiano il Cercatore,Copertina libro Lo schiavo di Roma di Steven Saylor personaggio nato dalla fantasia di Steven Saylor. Pubblicato per l’Italia dal Gruppo Editoriale Mauri Spagnol, questo libro è ambientato otto anni dopo il primo romanzo, “Sangue su Roma”, di cui riprende solo i personaggi principali. È quindi possibile leggere il secondo romanzo senza aver letto il primo, anche se una lettura cronologica permette di apprezzare meglio i cambiamenti nella personalità dei protagonisti. È il 72 a.C. e Gordiano è un investigatore che si muove agli albori dell’Impero Romano, quando la Repubblica sta ormai cedendo sotto le spinte di Mario e Silla, Pompeo e Crasso. Spartaco e la rivolta degli schiavi infiammano l’Italia meridionale, mentre a Roma si attende il ritorno di Pompeo dalla Spagna per mettere fine ai disordini. Gordiano viene ingaggiato da un ricco quanto misterioso personaggio per indagare su un crimine che sembra legato all’insurrezione degli schiavi, un crimine che lo porta alle pendici del Vesuvio, in un paesaggio ancora intatto e ridente, ignaro di quanto accadrà un secolo e mezzo dopo.

Il punto di forza del libro: è l’originalità del racconto, che mescola personaggi inventati con figure realmente esistite, quali Marco Licinio Crasso e Marco Tullio Cicerone (qui, e ancor di più in “Sangue su Roma”). Saylor parte dai testi storici, come la “Vita di Crasso” di Plutarco, e ne ricava la base per un giallo avvincente, perfettamente inserito nel contesto temporale.

Perché leggere Lo schiavo di Roma: perché la scrittura di Saylor è fluente e piacevole; e perché è un ottimo romanzo storico, circostanziato e realistico, anche se, per certi passaggi più espliciti, non adatto a lettori troppo giovani.

Genere: romanzo storico (giallo)

La rosa del farmacista, di Candace Robb

“La rosa del farmacista” è il primo libro della serie di Owen Archer, personaggio inventato dalla scrittrice di gialliCopertina libro La rosa del farmacista, Candace Robb medievali Candace Robb. Uscito negli Stati Uniti nel 1993, e in Italia, per la Edizioni Piemme, nel 2000, è ambientato nell’Inghilterra di fine Trecento, e precisamente a York. L’arcivescovo della città, nonché Lord cancelliere, John Thoresby, incarica Owen Archer, ex capitano degli arcieri al servizio del duca di Lancaster, di investigare su due morti misteriose verificatesi nell’abbazia di York. L’unico legame tra le due vittime è Nicholas Wilton, il farmacista che le ha curate. Owen, che ha dovuto lasciare l’esercito dopo aver perso l’occhio sinistro in una scaramuccia, si finge apprendista apotecario per entrare nella farmacia Wilton e indagare. Ma nuove morti e, soprattutto, Lucie, la giovane e bella moglie di Nicholas, complicheranno l’indagine, e la vita, di Owen, fino a un emozionante finale.

Il punto di forza del libro: è la sapiente mescolanza tra storia medievale, thriller, scene d’azione e anche un po’ di romanticismo. La Robb crea un personaggio molto accattivante, realistico e concreto come avrebbe potuto essere un soldato medievale. Ma anche dotato di un fascino e di una modernità che, agli amanti dei manga giapponesi, ricordano un altro famoso Capitano con il viso sfregiato.

Perché leggere La rosa del farmacista: perché è il primo di una serie di romanzi medievali ed è sempre piacevole ritrovare, libro dopo libro, personaggi conosciuti e amati. E perché è un ottimo romanzo storico, con una trama avvincente e una splendida ambientazione.

Genere: romanzo storico (giallo)

Morte all’Acropoli, di Andrea Maggi

Genere: romanzo storico (giallo)

“Morte all’Acropoli”, pubblicato nel 2014 da Garzanti, è il romanzo d’esordio di Andrea Maggi. Ambientato nell’Atene del IV secolo a.C., si presenta come la prima avventura di un nuovo investigatoreMorte all'Acropoli dell’antichità, Apollofane, un mercante che si improvvisa logografo (ossia avvocato) per onorare una promessa fatta molti anni addietro. È questo il motivo per cui decide di occuparsi della difesa di Eurifemo, arrestato per l’omicidio di un uomo, ma anche tristemente noto per essere un licantropo. Grazie all’aiuto dello schiavo Strepsiade, dell’etera Filossena e di Mida, un asino dai comportamenti quasi umani, non solo riuscirà a scagionarlo, ma si lancerà anche alla ricerca del vero assassino, rischiando però non solo la sua vita, ma anche quella dei suoi amici.

Il punto di forza del libro: é la dettagliata ambientazione storica, ricca di particolari su Atene e sullo stile di vita del tempo. L’utilizzo massiccio degli aggettivi, che in alcuni punti rischia di appesantire la narrazione, risulta comunque funzionale alla ricostruzione e caratterizza lo stile di Maggi, conferendogli una spiccata originalità. Anche l’uso costante di grecismi al posto dei corrispondenti termini italiani, uso che a volte rende la lettura meno scorrevole, può essere considerato interessante, soprattutto per chi apprezza la storia ellenica.

Perché leggere Morte all’Acropoli: perché è la prima, riuscita, prova di uno scrittore italiano, una novità nel panorama letterario. E anche se nel testo si trovano alcune ripetizioni e qualche leggera disarmonia nei tempi verbali, non è comunque niente di grave, niente che un editing migliore non possa correggere. E soprattutto niente che possa diminuire il valore di questo buon libro.

 

Il ladro d’acqua, di Ben Pastor

Genere: romanzo storico (giallo)

 “Il ladro d’acqua”, uscito in Italia nel 2007 per Frassinelli, è il primo libro di un ciclo che l’autrice, Ben Pastor, incentra sulla figura di Elio Sparziano, ritenuto uno degli autori della raccolta di biografie Historia Augusta, ma di cui non si saIl ladro d'acqua praticamente altro. Nella ricostruzione romanzata, Sparziano riceve da Diocleziano l’incarico di recarsi in Egitto, ufficialmente per verificare che due editti imperiali siano rispettati, ma soprattutto per indagare sulla morte e sul luogo di sepoltura di Antinoo, il favorito dell’imperatore Adriano. La verità sulla vicenda, utile per la biografia dello stesso Adriano di cui Sparziano si sta occupando, diviene fondamentale per le indiscrezioni che vorrebbero nascoste, proprio nella tomba di Antinoo, le prove di una congiura contro l’Impero Romano.

Il punto di forza del libro: è la ricchezza nei dettagli e la precisione con cui sono descritti i personaggi e le ambientazioni storiche. L’autrice mette le sue conoscenze accademiche e le sue ricerche sul campo a servizio della letteratura, e ne esce un romanzo accurato e visivamente intenso.

Perché leggere Il ladro d’acqua: perché l’attenzione con cui è scritto, e che potrebbe rischiare di renderlo un po’ troppo tecnico, è perfettamente bilanciata dall’intricato giallo in cui si muove Sparziano, tra agguati, minacce e omicidi. Il connubio giusto per rendere consigliabile questo libro, come pure il seguito, “La voce del fuoco”.

Pietra è il mio nome, di Lorenzo Beccati

Genere: romanzo storico (giallo)

“Pietra è il mio nome”, è l’ultimo libro di Lorenzo Beccati, noto ed apprezzato autore televisivo (Striscia la notizia, Drive-In, ecc.) e scrittore. Uscito nel 2014 per Editrice Nord, il romanzo è ambientato nella Genova del 1601 ed ha comePietra è il mio nome protagonista Pietra, orfana ventenne a cui i rovesci della vita hanno lasciato solo una nonna e la nomea di rabdomante. È grazie a quest’ultima, e al timore che incute negli ingenui e bigotti concittadini, che riesce a sopravvivere, ma è anche per colpa di questa che è chiamata in causa quando iniziano a verificarsi efferati e misteriosi delitti.

Il punto di forza del libro: è l’alternarsi tra presente e passato di Pietra, reso attraverso un felice uso dei tempi verbali. Quasi come nella sceneggiatura di un film, gli attori si muovono in un presente dettagliato e vivido, mentre la storia, seguendo i pensieri della protagonista, cede ogni tanto ad un improvviso flashback, che non solo arricchisce la già piacevole narrazione, ma diventa funzionale al dipanarsi dell’intrigo.

Perché leggere Pietra è il mio nome: perché all’originalità del racconto, si unisce la bravura narrativa di Beccati e ciò che ne risulta è un romanzo insolito, a tratti cruento senza diventare crudele, realistico senza essere volgare, un romanzo accattivante, moderno, sicuramente da leggere.

Le miniere dell’imperatore, di Lindsey Davis

Genere: romanzo storico (giallo)

Le miniere dell’imperatore, è, come cita la copertina, il primo caso per Marco Didio Falco, l’investigatore dell’antica Roma. Uscito in versione originale nel 1989, e arrivato in Italia nel 2002, inaugura una serie di romanzi, in totale venti, scrittiLe miniere dell'imperatore da Lindsey Davis e ambientati nella Roma di Vespasiano. Il consiglio è di leggerli tutti, in quanto tutti degni di recensioni positive.

È la torrida estate del 70 d.C. e Roma, per usare le parole dell’autrice, “sfrigola come una frittella nell’olio bollente”. Marco Didio Falco, squattrinato investigatore dal tagliente umorismo, si trova, per puro caso, a salvare una graziosa e ricca fanciulla da due bruti che intendono rapirla. Il suo altruismo, e la ricompensa offertagli da un senatore, lo porteranno ad indagare su un traffico illegale d’argento, nonché a conoscere la tanto affascinante quanto caparbia Elena Giustina, sua controparte in questa avventura in Britannia (e in molte altre).

Il punto di forza del libro: è la dissacrante ironia con cui Lindsey Davis fa raccontare a Falco le proprie (dis)avventure. Senatori, sacerdoti, familiari, persino l’imperatore e gli dei non sfuggono al suo sarcasmo, che rende tutto il libro estremamente divertente.

Perché leggere Le miniere dell’imperatore: perché è un libro godibile, vivace, con una storia ben strutturata, dei personaggi magnificamente definiti, una scrittura moderna, frizzante e fluida. Falco, la sua strampalata famiglia, Elena Giustina, Petronio, e poi i personaggi secondari, da Smaractus a Pertinace, fino a Vespasiano, Tito e Domiziano, tutti sono caratterizzati in modo dettagliato, ma naturale, senza forzature o generalizzazioni. Anche il linguaggio di Falco a volte è un po’ sanguigno, ma, ovviamente, in linea con il tempo storico e il personaggio. Un libro non da leggere, ma da divorare, caldamente consigliato, così come il seguito,  Misteri imperiali.

I delitti della medusa, di Giulio Leoni

Genere: romanzo storico (giallo)

“I delitti della medusa”, libro del 2000 di Giulio Leoni, è il seguito cronologico, per quanto pubblicato prima e benchè la vicenda principale del romanzo sia totalmente diversa, de “I delitti del mosaico”. Ritroviamo infatti Dante Alighieri –I delitti della medusa proprio lui, il padre della letteratura italiana – alle prese con un nuovo omicidio da risolvere. Se ne “I delitti del mosaico” Dante era stato da poco eletto priore di Firenze, qui ha ormai preso le misure del suo incarico e si muove con sicurezza tra le vie di una Firenze medievale, alla testa dei suoi bargellini. Vuole infatti scoprire l’assassino di Vana del Moggio, seducente e talentuosa cantante, ritrovata appesa ad un macchinario nel nuovo Palazzo dei Priori in costruzione, e, per di più, decapitata. Alla morte si aggiunge l’oltraggio della sepoltura, in quanto la testa, mancante, di Vana viene rimpiazzata da una famosa quanto macabra effige di Medusa, scomparsa qualche anno addietro ed ora inspiegabilmente ricomparsa.

Il punto di forza del libro: è Dante, o meglio il modo straordinario con cui Giulio Leoni fa muovere e parlare Dante nel libro. Chi ha letto la Divina Commedia non potrà non concordare con l’autore, sul carattere che questi ha voluto attribuire al suo personaggio. Come nelle terzine lo spirito sanguigno del Sommo Poeta castigava nobili e Papi, così ne “I delitti della medusa” Dante rivive con la stessa sfrontatezza, lo stesso impeto, la stessa vibrante intelligenza.

Perché leggere I delitti della medusa: perché la Firenze del ‘300 sembra saltar fuori dalle pagine del libro, tanta è la nitidezza con cui è descritta. Nitidezza che, a volte, obbliga l’autore a raccontare episodi di una certa brutalità, ma funzionali alla storia e all’ambientazione. E perché, per chi ha amato la Divina Commedia, è un gioco appassionante scovarne le citazioni, nelle frasi e nei personaggi (primo fra tutti Papa Bonifacio VIII).