La spia del Doge mi è capitato in mano per caso, mentre gironzolavo tra gli scaffali di una biblioteca. Ed è infatti un libro di cui non avevo mai sentito parlare, uscito in Francia nel 2008 e in Italia, per la Newton Compton, nel 2011, ma il titolo, e ancora di più il sottotitolo (Leonora e i misteri di Venezia) mi hanno subito attirato, forti dell’innegabile fascino della Serenissima. Protagonista è Leonora Agnela (sì, proprio Agnela) Immacolata, una giovane orfana abbandonata dalla famiglia al Convento delle Orsoline di Vicenza e improvvisamente riammessa in famiglia quando, nell’inverno del 1762, suo padre, il patrizio veneziano Cesare dalla Frascada, la richiama a Venezia. Leonora scopre quindi non solo di essere di famiglia nobile, ma anche che il padre, nella sua scalata alla carica di Doge, la vuole dare in sposa ad uno dei figli di Alvise Mocenigo, potentissimo senatore che può favorire la sua elezione. Ma le nozze non si faranno mai, perché Cesare dalla Frascada viene arrestato e portato ai Piombi e nessuno, tra la matrigna e i fratellastri appena conosciuti, ha intenzione di fare qualcosa per tirarlo fuori di lì. Leonora, aiutata dal precettore francese Monsieur de Rofinac, e da Flaminio dell’Oio, un cortesan che si dimostrerà meno cinico di quanto vuole dare a intendere, cercherà quindi di scagionare il padre, scoprendo segreti che riguardano sia la città lagunare, che la sua stessa famiglia.
Il punto di forza del libro: Venezia è una protagonista di troppo fascino e altrettanta invadenza per non essere il motivo principale per leggere questo libro: i suoi palazzi, i suoi canali, ma anche la struttura sociale che sosteneva la Serenissima, le consuetudini, le tradizioni, come il famoso Carnevale, dove una maschera sul viso permetteva di concedersi svaghi che in altri momenti dell’anno erano vietati.
Perché leggere La spia del Doge: Non certo per la copertina, dove c’è sicuramente qualcosa che stona, né per lo pseudonimo dell’autore, e non per lo pseudonimo in sé, ma proprio perché non vedo la necessità, ai giorni nostri, di usarne uno. Sicuramente perché il libro è piacevole, anche se a volte pare “attorcigliarsi” intorno a una trama che rischia di mettere in difficoltà il lettore. Perché è ambientato a Venezia, ma questo è scontato. Sicuramente perché ti fa venir voglia di tornare a viaggiare, di prendere un treno o un aereo e rituffarti nelle calli, scoprire nuovi campi, farti di nuovo rapire dalla magia di Venezia.
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