Genere: romanzo storico (giallo)
“I delitti della medusa”, libro del 2000 di Giulio Leoni, è il seguito cronologico, per quanto pubblicato prima e benchè la vicenda principale del romanzo sia totalmente diversa, de “I delitti del mosaico”. Ritroviamo infatti Dante Alighieri – proprio lui, il padre della letteratura italiana – alle prese con un nuovo omicidio da risolvere. Se ne “I delitti del mosaico” Dante era stato da poco eletto priore di Firenze, qui ha ormai preso le misure del suo incarico e si muove con sicurezza tra le vie di una Firenze medievale, alla testa dei suoi bargellini. Vuole infatti scoprire l’assassino di Vana del Moggio, seducente e talentuosa cantante, ritrovata appesa ad un macchinario nel nuovo Palazzo dei Priori in costruzione, e, per di più, decapitata. Alla morte si aggiunge l’oltraggio della sepoltura, in quanto la testa, mancante, di Vana viene rimpiazzata da una famosa quanto macabra effige di Medusa, scomparsa qualche anno addietro ed ora inspiegabilmente ricomparsa.
Il punto di forza del libro: è Dante, o meglio il modo straordinario con cui Giulio Leoni fa muovere e parlare Dante nel libro. Chi ha letto la Divina Commedia non potrà non concordare con l’autore, sul carattere che questi ha voluto attribuire al suo personaggio. Come nelle terzine lo spirito sanguigno del Sommo Poeta castigava nobili e Papi, così ne “I delitti della medusa” Dante rivive con la stessa sfrontatezza, lo stesso impeto, la stessa vibrante intelligenza.
Perché leggere I delitti della medusa: perché la Firenze del ‘300 sembra saltar fuori dalle pagine del libro, tanta è la nitidezza con cui è descritta. Nitidezza che, a volte, obbliga l’autore a raccontare episodi di una certa brutalità, ma funzionali alla storia e all’ambientazione. E perché, per chi ha amato la Divina Commedia, è un gioco appassionante scovarne le citazioni, nelle frasi e nei personaggi (primo fra tutti Papa Bonifacio VIII).
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