Come vento cucito alla terra, di Ilaria Tuti – pag. 379

Come vento cucito alla terra è un romanzo di Ilaria Tuti, e già questa è una stranezza. Perché, come si dice, la via per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, e una di queste era proprio quella di non recensire due volte uno stesso autore. Ma visto che l’inferno è sia nel primo libro (Fiori sopra l’inferno), che in questo (se non nel titolo, nell’ambientazione, ossia la Grande Guerra), già era prevedibile che Come vento cucito alla terra mi avrebbe fatto rinnegare quanto mi ero ripromessa.

Copertina libro Come vento cucito alla terra, di Ilaria Tuti

La seconda stranezza è che la protagonista non è Teresa Battaglia, il commissario di polizia che ha reso famosi i libri di Ilaria Tuti e che Elena Sofia Ricci ha portato sullo schermo nella fiction di Rai 1, ma un’altra donna coraggiosa e intelligente, Caterina Hill, dottoressa immaginaria del vero WHC (Women’s Hospital Corp), un gruppo di donne chirurgo che rischiarono la vita, tra la Francia e l’Inghilterra, per salvare i soldati inglesi, feriti nei combattimenti della Grande Guerra. La Dottoressa Hill vive a Londra e ha tutto quello che, nel 1914, crea scandalo: una laurea in Medicina, una figlia piccola senza avere un marito e, in più, origini italiane, che il suo accento tradisce.

Gli ospedali, in patria e sul campo, traboccano di feriti, ma se, da un lato, i dottori maschi pensano che le donne medico possano occuparsi al massimo di ginecologia, dall’altro i feriti preferirebbero morire piuttosto che farsi operare da una donna. Eppure due dottoresse (realmente esistite) riescono ad aprire, in Francia, il primo ospedale interamente gestito da donne e chiedono a Cate di unirsi alla spedizione, non solo per dare aiuto concreto ai soldati inglesi, ma per combattere una importante battaglia sociale, quella per la parità.

Il punto di forza del libro: In Come vento cucito alla terra ci sono ben due storie vere che si intrecciano alla finzione del romanzo: una è quella del Women’s Hospital Corp e l’altra è legata alla vita di Ernest Thesiger, attore inglese che coinvolse molti feriti degli ospedali inglesi nell’attività di ricamo, facendola diventare un’occasione di riabilitazione e rinascita. E splendida è la capacità della Tuti nel creare una unica, grande, storia, con personaggi veri che sembrano inventati da quanto sono speciali, con ambientazioni vivide e geograficamente ineccepibili, con una visione del racconto che è contemporaneamente colossale e intima.

Perché leggere Come vento cucito alla terra: perché racconta la Storia attraverso un romanzo, rendendo facile avvicinarsi a un periodo terribile e che, proprio per questo, non va dimenticato; perché la storia stessa del romanzo è appassionante e alla fine si finisce per innamorarsi di Cate e di Alexander, di Cecil e di Olga, di Flora e di Andrew; e perché è un libro che parla di donne coraggiose, che combattono ogni giorno per dimostrare di valere, almeno, quanto gli uomini, un tema che, purtroppo, non è ancora passato di moda.

Genere: romanzo storico

L’ultimo velo, di Nancy Bilyeau – pag. 438

Iniziare spiegando che L’ultimo velo è l’ennesimo libro che parla di Enrico VIII e dello Scisma Anglicano sarebbe fare un torto all’autrice. Se infatti il periodo storico è quello (e nel testo Enrico VIII fa pure la sua bella apparizione), Nancy Bilyeau è però riuscita a scrivere il suo romanzo partendo da un punto di vista originale, quello di una novizia domenicana che vede il suo futuro minacciato dalla progressiva soppressione dei monasteri cattolici, voluta proprio dal sovrano inglese. Uscito per Sperling & Kupfer Editori nel 2012, L’ultimo velo si snoda tra le vie di una cupa Londra del 1537, dove Sorella Joanna giunge, violando la regola della clausura, per assistere con le sue preghiere la cugina Margaret, condannata al rogo per essersi rifiutata di rinnegare la vecchia fede. Ma ad assistere all’esecuzione c’è anche il padre di Joanna, sir Richard Stafford, che si lancia verso la nipote, compiendo un gesto inatteso. Nella confusione che ne deriva, le guardie reali non esitano ad arrestare Joanna, sir Richard e pure Geoffrey Scovill, un giovane ufficiale di corte che poco prima aveva salvato la novizia da un’aggressione. Rinchiusa nella Torre di Londra, la novizia non può fare altro che sottostare al ricatto del vescovo Gardiner per salvare il padre e se stessa, e tornare quindi al priorato per indagare su un oggetto oscuro e pericoloso.

Il punto di forza del libro. È la trama del romanzo, costruita dalla Bilyeau con la stessa maestria con cui le consorelle di Joanna creano i loro arazzi al monastero di Dartford. L’autrice intesse una storia originale e credibile, in cui si muovono Joanna e le (disgraziate) mogli di Enrico VIII, due ambigui frati domenicani, una intransigente badessa, dame di corte e tirapiedi, e pure un aitante conestabile.

Perché leggere L’Ultimo Velo: perché è un romanzo storico, ma è anche ricco di suspense; perché la protagonista è una ragazza, molto religiosa ma anche molto umana; perché è un’opera prima, ma sembra scritta da un’autrice di grande esperienza; perché è una storia ambientata a Londra, e dopo la Brexit, abbiamo nostalgia di questa meravigliosa città anche quando è raccontata nella sua versione medievale.

GENERE: ROMANZO STORICO