Carolina dei delitti, di Lia Celi – pag. 264

Carolina dei delitti è uno di quei libri che ti capitano in mano per caso e, quando cominci a leggerlo, tiCarolina dei delitti rendi conto, una volta di più, che il caso non esiste. Perché la copertina è gradevole, elegante, pensata con cura, ma, in un’estate di copertine chiassose e colorate, magari non si nota moltissimo. Perché il titolo è perfetto, forse anche troppo perfetto, e bisogna leggere il sottotitolo per capire che parla di Carolina Invernizio. Perché, poi, Carolina Invernizio non è nemmeno un nome così conosciuto, relegato nella tipologia “scrittori di romanzi d’appendice” nelle reminescenze della scuola superiore. E poi lo apri e ti chiedi perché non avevi mai letto qualcosa di Lia Celi prima di questo libro e se ci voleva la Adriano Salani Editore (e chi sennò, parlando della Invernizio?)  per capire che la Celi non solo è divertente, originale e fedele alla storia, ma, soprattutto, è un’eccellente scrittrice. Una scrittrice che racconta di un’altra scrittrice, Carolina Invernizio, autrice torinese che all’inizio del secolo scorso ammaliava la sue lettrici (ma anche molti lettori, che però non lo avrebbero mai ammesso) con titoli come Il bacio di una morta, Sepolta Viva, La donna fatale, … e che con i suoi libri riuscì a mettere d’accordo perfino il comunista Gramsci con il Vaticano, procurandosi dal primo l’epiteto di “onesta gallina della letteratura popolare” e dal secondo la messa all’Indice. Siamo nel 1911, Torino brulica di gente per l’imminente Esposizione Universale e niente deve gettare cattiva luce sulla città e sui festeggiamenti per i cinquant’anni dell’unità d’Italia; quindi, quando il famoso scrittore Emilio Salgari viene trovato morto in un bosco in collina, la polizia chiude velocemente il caso, classificandolo come suicidio. Ma il corpo “orribilmente squarciato da larghe ferite”, come scrive La Stampa del 26 aprile 1911, insospettisce Carolina, che decide, come l’eroina di un suo romanzo, di indagare.

Il punto di forza del libro. Voce narrante è Vittorina, che fu realmente sorella e collaboratrice della Invernizio e che, nel libro della Celi, fa da perfetto contraltare, con il suo atteggiamento sempre prudente e sobrio, all’esuberanza e all’impulsività di Carolina. Ne risulta quasi un racconto a due, in cui Vittorina spiega e Carolina agisce, e dove il lettore si trova fortemente coinvolto, quasi trascinato tra le strade di Torino e le colline circostanti, dentro i salotti e i manicomi, tra i sentieri nei boschi e i padiglioni dell’Esposizione. Il punto di forza del libro è proprio questa eccezionale capacità della Celi di piegare la storia “vera” alla sua narrazione romanzata, coinvolgendo la famiglia Lombroso e la famiglia Salgari, essendo al contempo fedele e pietosa, al punto di concedersi di “salvare” chi, nella realtà, non era stato possibile strappare a un destino segnato.

Perché leggere Carolina dei delitti: perché lo stile della Celi è leggero e fresco, e al contempo rigoroso e autentico; perché in un panorama letterario già troppo pieno di ogni sorta di commissari e investigatori, Carolina e Vittorina sono originali e simpatiche; e perché la buona letteratura italiana merita di essere letta e promossa, che sia del ‘900 o del 2023.

Genere: romanzo storico.

Ragione & sentimento, di Stefania Bertola

Ragione & sentimento è un romanzo di Stefania Bertola, pubblicato nel 2017 da EinaudiRomanzo moderno Ragione e sentimento, di Stefania Bertola Editore. La Bertola è già conosciuta per i suoi libri che uniscono il romanticismo all’ironia, ma in questo caso il plus è dato dall’aver riscritto, in chiave moderna, l’omonimo romanzo di Jane Austen. Elinor, Marianne e Margaret diventano Eleonora, Marianna e Margherita, trapiantate dal Devonshire del 1800 alla Torino del 2014. Improvvisamente orfane di padre, devono lasciare la casa in cui sono cresciute, Villa dei Lillà, che per testamento andrà al fratellastro Edoardo. Grazie alla generosità di un cugino della madre Maria Cristina, si trasferiscono quindi in un piccolo appartamento in città, in quanto il padre, ad eccezione della villa, ha dilapidato al gioco tutto il resto del patrimonio. L’adolescente Margherita è costretta a lasciare l’esclusiva scuola privata per un liceo pubblico e la ventiquattrenne Marianna deve trovarsi un impiego. Eleonora, l’unica a portare a casa uno stipendio con il suo lavoro di maestra elementare, è anche l’unica che affronta razionalmente il disastro economico della famiglia.

Il punto di forza del libro: è il modo di raccontare dell’autrice, così colloquiale e fluido che pare di ascoltare le confidenze di un’amica. Battute mordaci, ritratti sarcastici, ma anche descrizioni poetiche, in una rappresentazione così realistica e coinvolgente che diventa faticoso, ogni volta, dover chiudere il libro per rincorrere i propri impegni.

Perché leggere Ragione & sentimento: troppo facile rispondere “perché è scritto bene”: la Bertola è un’ottima scrittrice, con un suo stile personale e piacevolissimo. Ragione e sentimento è un libro da leggere perché è un romanzo d’amore fuori dagli schemi, in cui i sogni fanno i conti con le bugie, le passioni con il dovere, le regole con la realtà.

Genere: romanzo d’amore (umoristico)